Stoytchev: «Pronto a tornare a Trento»

Vedere Radostin Stoytchev seduto in tribuna, anziché in panchina, fa un certo effetto, soprattutto se ci troviamo al PalaTrento, in quella che per sei stagioni è stata la sua seconda casa. Chissà se a Rado, mercoledì sera, sarà capitata l'occasione di alzare gli occhi verso l'alto e di scrutare gli stendardi che penzolano dal tetto del palazzetto. Tre scudetti, tre Champions League, quattro Mondiali per club, tre Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, tutti trofei conquistati nella sua fortunata gestione

di Marco Fontana

StoytchevTRENTO - Vedere Radostin Stoytchev seduto in tribuna, anziché in panchina, fa un certo effetto, soprattutto se ci troviamo al PalaTrento, in quella che per sei stagioni è stata la sua seconda casa. Chissà se a Rado, mercoledì sera, sarà capitata l'occasione di alzare gli occhi verso l'alto e di scrutare gli stendardi che penzolano dal tetto del palazzetto. Tre scudetti, tre Champions League, quattro Mondiali per club, tre Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, tutti trofei conquistati nella sua fortunata gestione.
Quello che ha seguito dagli spalti con interesse il derby dell'A22 tra Trento e Verona è uno Stoytchev rilassato sì, ma anche un pizzico nostalgico. Nostalgico e anche emozionato, soprattutto nel momento in cui è sceso in tribuna stampa, tra un set e l'altro, per salutare i compagni di avventura di un ciclo infarcito di gioie, trofei e soddisfazioni. Ricordi che sono ancora indelebili nella sua mente, come confermano i suoi occhi, quasi lucidi nel momento di parlare della sua esperienza all'ombra del Bondone.
Alla prima domanda, la più scontata, su quale fosse il suo stato d'animo nel rimettere piede al PalaTrento, la risposta arriva fulminea e quasi sorprendente: «È una tristezza... Sì, una tristezza, perché a questa squadra, a questa società e a questa città mi legano ricordi indelebili, sentimenti molto forti. È difficile stilare una classifica di quello che mi manca di più, per il semplice motivo che mi manca davvero tutto. La città, il pubblico, la squadra: si era creato qualcosa di speciale, una situazione che difficilmente mi capiterà nuovamente di vivere e che certamente mi resterà dentro per sempre».
Juantorena e Raphael hanno espresso senza tanti giri di parole la loro volontà di tornare a vestire questa maglia. Stoytchev invece tornerebbe ad allenare la Diatec?
«Io sono pronto a ritornare, l'ho sempre detto. Questa è la squadra del mio cuore, Trento è una città dove mi sono trovato molto bene e qui sono riconoscente a tante persone. In molti si sono presi cura della mia famiglia e a queste persone mi lega un rapporto particolare, che va al di là dell'aspetto sportivo e che non scorderò mai».
Dal giorno in cui ha lasciato Trento sono circolate tante voci sulle cause della sua separazione con Trentino Volley. Qual è la verità?
«Non so quali voci siano circolate, sinceramente. Sono andato via perché il mio contratto è terminato e non me l'hanno rinnovato. Punto. La volontà di rimanere l'avevo sempre manifestata ma nella vita queste sono cose che possono accadere e vanno accettate: la situazione è cambiata, i progetti sono mutati e per il sottoscritto evidentemente non c'era più spazio».
Da Trento ad Ankara. Un bel salto...
«Chiaro, è tutto diverso, un'altra cultura, un altro ambiente, un altro modo di vivere. Una nuova esperienza molto diversa da quella vissuta qui e per certi versi molto più difficile, perché a Trento, lo ripeto ancora, si era creato qualcosa di incredibile, frutto del lavoro di tutti, perché non ho mai pensato che queste vittorie siano arrivate per merito mio. Se Trento ha vinto ciò che ha vinto, l'ha fatto per un insieme di fattori e per merito di tante componenti e soprattutto di tante persone».
Restando all'esperienza turca è innegabile che il vostro obiettivo sia quello di mettere in bacheca la Champions League, visto che organizzerete la final four ad Ankara.
«La Champions, ma anche il campionato. La società ha speso molto per assicurarsi giocatori importanti ma i giocatori da soli non bastano per conquistare i trofei. Servono pazienza, lavoro, cuore e finora non abbiamo ancora raggiunto il livello di gioco che vorrei vedere».
E se alla final four la sua Ankara dovesse trovarsi di fronte la sua Diatec, che effetto le farebbe?
«Innanzitutto sarei felicissimo per Trento, perché significherebbe che è arrivata tra le prime quattro squadre in Europa. Certo che affrontare Trento da avversario sarebbe davvero strano...».

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