Aquila, serve lucidità Questa sera c'è gara 3

di Marcello Oberosler

Grande tensione nel palazzetto di Sassari per l'attesissima gara3 dei playoff di basket. Aquila e Dinamo sono sull1-1 dopo le due partite giocate al PalaTrento.

 


 

Uno a uno e palla al centro: più che dal calcio però bisognerebbe prendere spunto dalla pallavolo, per analizzare il momento della serie playoff fra Trento e Sassari.
In un'immaginaria partita in cui vanno vinti tre «set», Aquila e Dinamo nei primi due episodi si sono spartiti la posta in palio: un risultato che fondamentalmente non scontenta nessuno, per il momento, visto che Sassari ha allontanato lo spettro di uno 0-2 che avrebbe potuto far pendere la bilancia a favore dei bianconeri, a loro volta capaci di non farsi intimorire dal blasone e dal talento degli avversari sardi.
Trento ha giocato a viso aperto, con testa e cuore, senza tirarsi indietro di un millimetro: questo da un lato incoraggia per il prosieguo dell'avventura nei quarti di finale, ma dall'altro lascia un po' di amaro in bocca per la ghiotta occasione di non essere riusciti a vincere anche gara 2. Per contenere la reazione rabbiosa di Sassari in apertura di partita erano bastate le giocate offensive di Mitchell e un'aggiustata all'intensità difensiva della squadra, capace di rispondere a ogni break dei padroni di casa. Un grande avvio di terzo quarto poi aveva illuso «l'onda nera» del palazzetto, ma alla fine Trento è scivolata sulle stesse difficoltà che in gara 1 avevano tenuto in gara Sassari nonostante l'abissale scarto a rimbalzo fra le due squadre. La lotta sotto le plance si è chiusa in favore degli ospiti, e questo ha contribuito a far pesare in maniera molto diversa le 21 palle perse di Forray e compagni: la statistica è identica a quella del match di lunedì, ma su un numero di possessi offensivi decisamente minore.
Quanto il merito della Dinamo e quanto il demerito dei ragazzi di coach Buscaglia? I biancoazzurri hanno dimostrato una volta di più di essere una squadra che sa difendere con grande attitudine ed efficacia, mettendo in difficoltà i portatori di palla trentina e provando sistematicamente l'anticipo sui ricevitori dei passaggi. Il grande lavoro sulle linee di passaggio ha pagato, tanto che Trento ha dovuto rinunciare ai suoi caratteristici «possessi veloci» (andando al tiro nei primi 10-12 secondi dell'azione); soluzioni che invece Sassari ha preso con continuità lungo tutto l'arco della partita.
La profondità della panchina a disposizione di Sacchetti poi fa il resto: Sanders (Rakim) è apatico e impreciso? Devecchi e Formenti danno minuti di qualità su entrambi i lati del campo. Dyson non trova il canestro con continuità? Spazio a Sosa e alla sua imprevedibilità offensiva. Per non parlare dell'alternanza Brooks-Kadji in ala grande. Cambi che hanno impatto sul parquet e che permettono ai «big» di arrivare più lucidi e riposati ai momenti «clou» delle sfide.
Lucidità che farebbe bene anche a Trento: il 13/23 ai liberi è la statistica che più di tutte mette in dubbio le condizioni fisiche e mentali di una squadra apparsa stanca proprio sul più bello. Gli alti minutaggi di Mitchell, Owens, Sanders e Pascolo (tutti e quattro sopra quota 30' in campo durante gara 2) non sono la causa di tutti i mali, ma di certo coach Buscaglia in vista delle due partite di Sassari potrebbe prendere in considerazione qualche piccolo cambio nelle rotazioni della squadra. Questo nonostante le condizioni non ottimali di Grant, Armwood e Baldi Rossi, ancora alla ricerca della forma migliore. Servirà il contributo di tutti, ecco come si potrebbe presentare la trasferta di gara 3 e 4. Perché in Sardegna, se possibile, vedremo una Dinamo ancora più determinata, precisa e spietata.
Il fattore campo adesso lo hanno i sardi: al PalaSerradimigni in stagione regolare hanno vinto in pochi. Milano in un pirotecnico 111-112, Varese nel momento più nero della stagione dei sassaresi, Trento in una partita che profumava già di clima playoff. Sono successe tante cose, nel frattempo, ma la sensazione di uscire vincitori dal palazzetto sardo Owens e compagni l'hanno già provata. E non vogliono altro che poterla rivivere anche in queste calde serate di maggio.

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