Fifa: Berlino ottenne mondiali 2006 fornendo armi ad Arabia Saudita
Gerhard Schroeder, Franz Beckenbauer, Claudia Schiffer: tre volti trionfanti della Germania forte, di successo, vincente. Ma anche pulita? La domanda è d'obbligo dopo che Die Zeit ha rivelato - ennesima puntata dell'affaire Fifa - che l'assegnazione del mondiale 2006 fu influenzata dalla Germania da una fornitura di armi all'Arabia Saudita e da grossi investimenti in paesi asiatici orientati, come Riad, a votare per altri. Allora, dopo averla spuntata al voto nel luglio del 2000, i volti raggianti del cancelliere Schroeder, del mitico Kaiser (Beckenbauer era nel comitato esecutivo della Uefa e della Fifa per la quale poi organizzò i mondiali del 2006) e della topmodel più famosa del Paese, rappresentarono la cifra della vittoria tedesca e anche l'immagine di una Germania diversa, sorridente.
I mondiali seguiti sei anni dopo - quelli vinti dall'Italia a Berlino - segnarono anche una svolta nella percezione del Paese all'estero e nella coscienza nazionale. Una Germania simpatica e ospitale conquistò il mondo e i tedeschi per la prima volta sventolavano con orgoglio la loro bandiera e cantavano l'inno nazionale. L'ombra di un imbroglio rischia ora di oscurare ora quel capitolo felice. Nulla a che vedere con i conclamati casi di corruzione che in questi giorni stanno gettando la Fifa nella bufera, ma di sicuro un colpo all'immagine. Per di più, la federcalcio tedesca è con Platini una delle principali oppositrici di Blatter, e queste nuove rivelazioni potrebbero pesare sulla corsa alla successione del presidente dimissionario. Secondo il settimanale di Amburgo, che cita fra l'altro Guido Tognoni, all'epoca collaboratore della Fifa, una settimana prima del voto sulla scelta del paese il governo rossoverde di Schroeder "revocò all'ultimo minuto" l'embargo di armi all'Arabia Saudita, autorizzando una fornitura di lanciarazzi nell'intento evidente di convincere i sauditi, che volevano votare per il Marocco, a dare il loro voto alla Germania. Parallelamente, in quella che la Zeit definisce un'impresa congiunta della politica e dell'economia, partirono una serie di importanti investimenti in Paesi rappresentati del comitato esecutivo della Fifa.
La Daimler investì cento milioni di euro nella Hyundai (un figlio del fondatore della casa automobilistica sudcoreana era nel comitato della Fifa) e Volkswagen e Bayer Ag. promisero investimenti in Thailandia e Sudcorea. La fornitura di armi, scrive la Zeit, era parte di una manovra concertata di politici e imprenditori tedeschi per convincere i membri del comitato esecutivo della Fifa a votare per la Germania. Fino ad allora il Paese che aveva più chance di vincere era il Sudafrica. Alla fine però la spuntò la Germania per 12 a 11. Da un punto di vista giuridico, rileva il settimanale, il comportamento della Germania è stato probabilmente legale, ma certo non precisamente corretto ed espressione di leale spirito sportivo. La cosa, scrive, è risaputa da oltre dieci anni ma i tedeschi preferiscono ricordarsi della favola estiva.