Io, mamma, me la prendo con l'arbitro

La lettera giunta in redazione, con le proteste di una mamma per l'arbitraggio durante il match di Seconda Categoria tra Calavino e Cavedine.

Caro direttore, sono la mamma di un ragazzo che gioca a calcio e anche una grande tifosa dell'Us Calavino, società militante in seconda categoria. Scrivo perché sono molto arrabbiata, delusa ed offesa di come un «signore», che viene definito arbitro, abbia, con la sua incapacità, il potere di distruggere il sogno di una squadra di ragazzi, dirigenti e tifosi, che lavorano tutto l'anno per raggiungere dei traguardi. Mi riferisco alla partita giocata il 3 giugno ad Arco fra le squadre Us Cavedine - Lasino ed Us Calavino per la qualificazione alla finale per la promozione in Prima categoria.
Partita giocata all'insegna della correttezza e della lealtà sportiva da parte di tutti i giocatori in campo, ma falsata e resa molto nervosa dall'incapacità, dall'abuso di potere e dalla mancanza di buon senso di un personaggio che allo sport ed all'affinità di squadra non ha dato nessun valore ed importanza. Tutto questo senza che i nostri ragazzi potessero difendersi dalle sue misere ed incompetenti decisioni arbitrali. Io parlo per la «mia» squadra che seguo ormai da tanti anni, ma sono sicura che sono sensazioni e sentimenti che ogni genitore prova vedendo gli sforzi e le fatiche che fa il proprio ragazzo per raggiungere una meta, sacrificando tempo, amicizie, famiglia, scuola e lavoro. Questo mio sfogo spero sia di monito alla classe arbitrale, affinché i risultati sul campo vengano decisi dal gioco e non da una singola persona con fischietto.
Concludo ringraziando tutta la squadra per la buona stagione appena terminata e auguro loro una buona estate e un miglior rientro.
Cristina Giuliani

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