Alberto Lenzi in azzurro agli Europei di Belluno

Alberto Lenzi è il volto nuovo del mountain bike trentino. Diciott’anni fatti lunedì scorso, studente al Liceo Scientifico De Gasperi di Borgo,  il gioiellino di Scurelle del Gs Lagorai Bike ha un viso che trae in inganno. Fosse vissuto nel Rinascimento, avrebbe potuto guadagnarsi da vivere posando come modello per soggetti angelici. Dietro una faccia d’angelo e sotto morbidi riccioli biondi, si cela però un ragazzo che quando inforca la sua mountain bike è capace di scatenare l’inferno. Quest’anno, sotto la guida di Denis Costa - ds e braccio destro di Enrico d’Aquilio al Gs Lagorai Bike - il suo talento è prepotentemente sbocciato. Le undici vittorie conquistate da inizio stagione a oggi parlano abbastanza chiaro in questo senso, così come il quarto posto ottenuto domenica al campionato italiano disputato a Volpago del Montello, nonostante il caldo torrido di cui lui ha risentito in modo particolare.
A certificare, però, che Alberto Lenzi sia un giovane su cui vale la pena scommettere, è giunta la convocazione in maglia azzurra da parte del Ct Hubert Pallhuber per i campionati europei che si correranno sabato a Belluno.
Un regalo bello e meritato per i tuoi 18 anni. A chi la dedichi questa maglia?
«Ai miei genitori, papà Roberto e mamma Noemi, e al mio direttore sportivo Denis Costa. Mi segue da allievo secondo anno e nel mio approdo in Nazionale c’è molto del suo impegno a farmi crescere con i giusti tempi».  
Agli «italiani» ti è toccata la medaglia di legno. Speravi meglio?
«Considerato il caldo con cui abbiamo gareggiato e soffrendolo io in modo marcato, è andata bene così. Col senno di poi avrei potuto magari risparmiarmi un po’ all’inizio, quando mi sono lanciato tutto solo all’inseguimento del piemontese Francesco Bonetto, che poi si è laureato campione nazionale. Nel finale ho pagato dazio al bolzanino Dorigoni e all’altro piemontese De Cosmo, che mi hanno sopravanzato e che quindi - alibi a parte - domenica si sono dimostrati più forti di me».
La mountain bike anche in Trentino inizia finalmente a fare proseliti fra i bambini. Tu come hai iniziato?
«Partecipando da esordiente a garette di minibike: zero pressione e tanto divertimento. Mauro Bressanini accompagnava suo figlio e io mi aggregavo. Poi da allievo è nato il Gs Lagorai Bike e assieme a Gabriele Guerri abbiamo iniziato a gareggiare sotto la guida di Denis Costa».
A proposito, come sta il tuo «gemello» Gabriele dopo l’infortunio?
«Sta recuperando. Peccato perché pure lui quest’anno avrebbe fatto grandi cose. Se poi penso a come si è infortunato viene ancora più il nervoso».
Ovvero?
«Avevamo appena iniziato la salita di Castelnuovo. Facevamo potenziamento, quando la ruota posteriore gli è uscita dai forcellini facendolo cadere e sbattere collo e schiena sul guard rail. Non bastasse, si è pure fratturato lo scafoide».
L’altoatesino Dorigoni, argento agli italiani, va forte anche nel ciclocross e su strada. La strada di tenta?
«Sinceramente no. Uso la bici da strada per allenarmi, ma non mi ispira. Quanto al ciclocross, d’inverno preferisco staccare con i pedali e dedicarmi a sci alpinismo e palestra».
Cosa dobbiamo aspettarci da te sabato all’Europeo di Belluno?
«Esserci è già stato un gran risultato. Ci sono i migliori juniores del continente: io posso solo promettere di dare il meglio di me stesso».

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