Moreno Moser è terzo nel tappone della Vuelta
Il margine era esiguo e Joaquim Rodriguez era deciso a sfruttare la 16ª tappa della Vuelta, la terza consecutiva di montagna, per indossare la maglia rossa, ma Fabio Aru non si è inchinato allo spagnolo e pur cedendogli per un solo secondo lo scettro resta più che mai in corsa per la vittoria finale. La sfida tra l’italiano dell’Astana, che aveva preso la leadership all’11ª tappa, e lo scalatore della Katusha si è fatta incandescente nel finale di una frazione durissima - la Luarca-Ermita de Alba, 185 km con sette gpm e un arrivo fuori categoria - anche se una parte da protagonista se l’è ritagliata anche il lussemburghese Frank Schleck, che ha vinto in solitaria al termine di una una fuga cominciata alla partenza.
Un’impresa per il 35enne della Trek, da tempo assente dalla ribalta, ma tutto l’interesse della giornata era nel duello italo-iberico e nei possibili attacchi degli altri uomini di classifica, dal polacco Majka, all’olandese Dumoulin, agli spagnoli Moreno, Nieve e Valverde fino al colombiano Quintana.
Incuranti della fuga di Schleck e di un altro gruppetto comprendente anche il nostro Moreno Moser, terzo al traguardo, i leader si sono controllati a vicenda, arrivando tutti insieme all’ultima rampa di Ermita de Alba, quasi sette chilometri con pendenze medie dell’11% e punte superiori al 21.
All’ultimo chilometro, «Purito» Rodriguez ha cercato di piazzare l’affondo, ma Aru è riuscito a rispondere, lasciando indietro gli altri uomini di classifica. Stringendo i denti, l’italiano ha ridotto a due secondi il distacco finale dallo spagnolo, che lo ha scavalcato di un solo secondo in classifica.
Rodriguez ha ottenuto il suo obiettivo, ma Aru ha dimostrato che tutto è ancora da giocare, cominciando già mercoledì (domani è riposo), con una cronometro a Burgos che può essere la chiave di questa edizione della Vuelta.
Dietro a Rodriguez ed Aru restano comunque minacciosi altri pretendenti, da Majka, staccato di 1’35”, a Dumoulin, che resiste a 1’51” e cercherà di fare male nella cronometro, dove si trova decisamente meglio che in montagna.