Aquila basket, una socvietà di tutta la comunità
«Come si può definire il modello di Aquila Basket? Come una “società di comunità”». Queste le parole usate da Angelo Paletta, professore universitario del Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, nella conferenza stampa di presentazione dei risultati di una ricerca effettuata sul modello di «governance condivisa» di Aquila Basket Trento che si tenuta oggi presso la sede di Dolomiti Energia a Trento.
L’idea della ricerca è nata in seno ad AIL Trentino, una delle 15 associazioni del progetto no profit bianconero, che nel marzo dello scorso anno ha voluto affidare ad un soggetto terzo un’indagine scientifica sul modello societario bianconero quale sorta di restituzione alla grande attenzione che la Dolomiti Energia Trentino ha verso il mondo del sociale. E l’analisi del professor Paletta è partita da un assunto molto preciso, «ossia che nelle società sportive di capitale, sia a livello nazionale, che in Trentino Alto Adige, si distrugge valore economico: in un’analisi condotta su una banca dati di 2000 società sportive di capitali si evidenzia che dal 2007 al 2014 il settore sportivo ha prodotto perdite, sia in termini di utile netto che di risultato operativo. Di conseguenza, per la sopravvivenza della società è diventato una prassi diffusa il ricorso alla patrimonializzazione da parte della proprietà, molto spesso riconducibile ad un singolo».
«La vita del club, quindi, si regge molto spesso solo su di un proprietario e sulle sue finanze - ha continuato il docente universitario -. Di conseguenza, il rischio che un club possa vivere delle difficoltà sono evidenti nel momento in cui la congiuntura economica ha generato situazioni di crisi in aziende di diverso tipo. Il modello di Aquila Basket, in cui la proprietà è suddivisa tra un Consorzio di oltre 50 aziende, un’associazione di oltre 700 tifosi e una Fondazione, rappresenta, invece, un modello che può essere sostenibile nel momento in cui riesce ad aggregare intorno ai propri valori distintivi una pluralità di soggetti, che sono meno condizionati dalle vicende personali di un singolo».
Secondo il professor Paletta i vari stakeholder di Aquila Basket hanno creato un assetto societario particolare attorno a valori comuni condivisi legati a sport, all’impegno nel sociale e altri aspetti educativi, in grado di fare da collante sul territorio trentino: «Trust (l’associazione dei tifosi), Cast (consorzio di aziende) e Fondazione danno così vita ad un assetto societario distintivo dove tutti contribuiscono a definire l’assetto proprietario. Un elemento caratteristico del modello è proprio dato dal fatto che le decisioni non sono condizionate da chi possiede la maggior parte delle quote, ma da chi ha la capacità di presidiare i valori sportivi chiave attorno a cui è nata questa società, o in altri termini, questa comunità di persone: Aquila Basket, quindi, è una società di capitale dal punto di vista giuridico, ma a tutti gli effetti risulta una “società di comunità”».
Per Luigi Longhi, presidente di Aquila Basket, «la ricerca del professor Paletta conferma quella che è una delle chiavi del nostro agire: in mancanza di un mecenate ci siamo messi in gioco e abbiamo aguzzato l’ingegno creando un modello da tante parti tenuto ad esempio». Giovanni Zobele (Socio fondatore Fondazione Aquila Per Lo Sport Trentino) sottolinea invece che: «A Bologna hanno creato una Fondazione. Varese per prima ha puntato sul consorzio di aziende. Tanti club europei hanno creato da tempo associazioni di tifosi-proprietari. L’eccezionalità dell’assetto societario bianconero è legata alla presenza contemporanea di tutti questi soggetti».