Fognini e Nadal fuori all'Australian Open Lo Slam inizia con clamorose eliminazioni

Peccato perché poteva finire diversamente. Che Gilles Muller, reduce dalla semifinale a Sydney, fosse un brutto cliente da affrontare per Fabio Fognini al primo turno degli Australian Open, soprattutto sul veloce, era scontato. Oltre un metro e novanta di altezza, mancino, grande servizio, pochi scambi. Proprio ciò che meno si adatta alla caratteristiche del ligure. Fabio ama trovare ritmo: difficile se ogni punto si gioca su pochi scambi. Il 32enne lussemburghese, che vanta i quarti agli US Open nel 2008 e gli ottavi a Melbourne lo scorso anno, ed è stato capace di battere Nadal a Wimbledon nel 2005, si è tuttavia superato: non ha certo giocato da numero 38 del ranking qual è in questo momento. Eppure l’azzurro ha retto alla grande cedendo in quattro set tutti terminati al tie break: 76 (6) 76 (7) 67 (5) 76 (1) dopo quattro ore di gioco. Restano i rimpianti, perché Fognini anche nel tie break del primo e poi del secondo parziale ha avuto a disposizione due set point (anche se non sul proprio servizio) che, se sfruttati, avrebbero totalmente cambiato l’esito della sfida. Probabilmente Muller è stato più lucido nei momenti decisivi, come conferma lo stesso azzurro: “E’ stato un match duro e lo sapevo, contro un avversario che sta giocando molto bene. Ho avuto le mie chance sia nel primo che nel secondo set, ma il mio avversario è stato molto bravo. Mi spiace, ma siamo solo all’inizio della stagione. Per fortuna mancano dieci mesi e di possibilità ne avrò altre”.


Nei primi tre set non c’è stato un solo break: nel tie break del primo Fabio ha avuto il set point sul 6-5 per cedere 8-6 pagando caro un doppio fallo, nel secondo sul 7-6 ma ha perso 9-7, infine nel terzo sul 6-5 ha sfruttato a sua volta un doppio fallo di Muller, che aveva già fallito un paio di volée. Probabilmente i suoi unici errori di un match praticamente perfetto, Sul punteggio di 4 game pari con il lussemburghese al servizio, a Fognini è stato inflitto un penalty point onestamente fuori luogo. Un grossolano errore dell’arbitro, l’inglese James Keothavong, che probabilmente ha male interpretato un urlo di disperazione in spagnolo dell’azzurro sull’ennesimo ace dell’avversario (sono stati 34 in totale contro 20 dell’azzurro).

Una decisione ingiusta, va sottlineato, che per fortuna poi non ha pregiudicato l’esito di un terzo set in cui Fabio ha anche annullato due match point sotto 6-5 al proprio turno di battuta: il primo su un passante lungolinea del lussemburghese che si è fermato sul nastro, il secondo su un passante di rovescio questa volta dell’azzurro. In apertura di quarto parziale è arrivato il primo break dell’incontro a favore di Muller, ma Fognini è stato bravo a recuperare sul 3-3. Ancora un tie break, l’unico dominato dal lussemburghese, che ha concesso un solo punto a Fabio. All’azzurro va dato atto di non aver mai mollato nonostante un problema muscolare alla coscia destra (ha chiesto più volte l'intervento del fisioterapista) e di aver messo in mostra un ottimo servizio, come dimostrano i 20 ace, cifra mai raggiunta in passato. “Ci ho lavorato molto durante tutta la preparazione invernale - sottolinea il ligure - e i frutti si vedono. Ripeto, la stagione è lunga, anche se in questo momento sono incavolato per la sconfitta”. Ora, però, deve difendere lo storico titolo di doppio conquistato a Melbourne dodici mesi fa in coppia con Bolelli.

I tie break fatali a Fognini, fanno invece sorridere proprio Simone Bolelli. Il trentenne bolognese ha superato in tre set Brian Baker, coetaneo statunitense che rientrava nel circuito con il ranking protetto dopo tre anni: 76 (6) 76 (3) 67 (2) 76 (5) in tre ore e 39 minuti. Nel terzo parziale Bolelli ha avuto due match point sul servizio del rivale, ma ha poi finito col cedere il set e vincere il quarto ancora al tie break. Prossimo avversario l’australiano Bernard Tomic, testa di serie numero 16. Il tennista di Budrio non è mai oltre il secondo turno a Melbourne.

Fuori Marco Cecchinato, numero 91 Atp, che alla sua prima partecipazione al main draw dello Slam australiano, ha ceduto al francese Nicolas Mahut, numero 71 Atp, dal quale era stato sconfitto anche a Sydney nelle qualificazioni, in quattro set: 46 62 62 62 in due ore e 13 minuti.

Sono dunque due gli azzurri approdati al secondo turno. Ieri pur non giocando il suo tennis migliore Andreas Seppi ha superato il primo turno. L'altoatesino, 28esima testa di serie, già due volte negli ottavi a Melbourne(2013 e 2015), ha sconfitto per 36 76 (4) 64 76 (10). Prossimo avversario lo statunitense Denis Koudla, numero 69 del ranking mondiale: tra i due non ci sono precedenti.

È proprio vero che al peggio non c'è mai limite. Rafa Nadal, quinto favorito del seeding, saluta gli Australian Open già al primo turno. A batterlo è stato il connazionale Fernando Verdasco, in cinque set: 76 (5) 46 36 76 (4) 62 in quattro ore e 41 minuti. Solo una volta in passato il mancino spagnolo era stato eliminato al primo turno di uno Slam: era accaduto a Wimbledon nel 2013, quando uscì per mano del belga Steve Darcis.Per quanto riguarda gli Australian Open poi, nelle 8 ultime partecipazioni, l'ex numero uno del mondo era sempre arrivato almeno nei quarti.


I segnali di ripresa mostrati negli ultimi mesi dal 29enne mancino di Manacor - anche se alquanto "ridimensionati" in un paio di occasioni da Djokovic (da ultimo la finale di Doha) - autorizzavano lo spagnolo se non altro a sperare di confermare i quarti dello scorso anno. Certo, l'esordio nel torneo non appariva dei più "morbidi", ma il bilancio di 14 vittorie contro sole due sconfitte autorizzava un certo ottimismo in casa Nadal. Ed invece Fernando il madrileno gli ha inflitto una delle sconfitte più dure da digerire, non per il punteggio ma per il modo in cui è maturata. Alla fine però è stato Verdasco ad aver vinto, soprattutto grazie ad un diritto davvero formidabile, più che Nadal ad avere perso. "Ero stanco, non ne potevo più. Allora chiuso gli occhi ed ho cominciato a tirare ogni colpo. E sono andati tutti dentro" - ha detto Fernando -. "Nel quarto set io ho cominciato a servire meglio, lui a giocare più corto ed a tirare meno forte: così ho cominciato ad entrare in campo e ad essere più aggressivo. Ed ha funzionato. Essere di nuovo al quinto contro Rafa su questo campo era un'occasione che mi volevo giocare fino in fondo. Vincere rimontando poi da due set a uno sotto è una sensazione indescrivibile. Sono felicissimo per questo risultato: mi godo questa vittoria ma voglio anche pensare al prossimo turno" (contro l'israeliano Dudi Sela).

Nella riedizione di una delle più belle partite dello Slam australiano - la semifinale vinta nel 2009 da Rafa (l'anno dell'unico trionfo a Melbourne) in 5 ore e 14 minuti - si è capito già nel tie-break del primo set, quando sul 6 pari Nadal ha commesso doppio fallo, che le cose sarebbero potute andare diversamente. Poco dopo Verdasco ha incamerato il primo parziale. Prevedibile la reazione del 14 volte campione Slam (che però non gioca una finale major da Parigi 2014): nel secondo set è salito 4-2, si è fatto riagguantare sul 4 pari ma poi ha chiuso al decimo gioco; nel terzo ha strappato il servizio in avvio a Verdasco e glielo ha tolto di nuovo al nono gioco.


Con Nadal avanti due set a uno probabilmente nessuno o quasi avrebbe "scommesso" su Verdasco ed invece il 32enne madrileno ha immediatamente centrato il break in avvio di quarto set: sul 5-3 ha avuto una chance di trascinare il match al quinto ed invece è stato Nadal a riagganciarlo sul 5 pari. Nel dodicesimo gioco Rafa è stato per tre volte a due punti dal match ma Fernando ha finito per aggiudicarsi per 7 punti a 4 un tie-break mai in discussione. Il quinto set sembrava deciso quando Nadal, già avanti per 2-0, ha avuto la chance del doppio break ed invece, scampato il pericolo, Verdasco ha infilato sei game di fila chiudendo un match che probabilmente soltanto lui, mezz'ora prima, pensava ancora di poter vincere. Rafa ha mancato il colpo del ko. Ma soprattutto - cosa ancor più preoccupante - sembra aver perso quella sua caratteristica concentrazione "mostruosa" che gli permetteva di battere i suoi avversari di testa prima ancora che con il suo tennis. "Questa volta è peggio dello scorso anno" - ha ammesso Nadal in conferenza stampa - "questa volta mi sentivo pronto..."


Mercoledì (sarà ancora notte in Italia) Roberta Vinci tornerà in campo per il secondo turno degli Australian Open femminili, primo Slam della stagione in corso a Melbourne: di fronte la statunitense Irina Falconi, numero 74 del ranking mondiale (tra le due nessun precedente). La tarantina, che a Melbourne vanta tre presenze al terzo turno (2006, 2010 e 2013) è stata l’unica delle tre azzurre in gara a superare il primo turno. Roberta, 13esima testa di serie, ha battuto 64 62 l’austriaca Tamira Paszek, numero 126 Wta, proveniente dalle qualificazioni, che in passato si era aggiudicata entrambi i precedenti con la tarantina (seppure un po’ datati).

Il successo della Vinci è arrivato dopo che il torneo era iniziato con due sconfitte per le azzurre. Prevedibile la prima con Camila Giorgi che ha lottato ma si è arresa in due set a Serena Williams (64 75), inattesa, invece, quella di Sara Errani, testa di serie numero 17, che ha ceduto in tre set alla 21enne russa Margarita Gasparyan, numero 60 del ranking Wta: 16 75 61.

 

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