Di solito, quando ci si occupa di una partita importante come quella giocata martedì sera al PalaTrento, che ha spostato in maniera probabilmente definitiva l'ago della bilancia di una semifinale dalla parte di una delle due contendenti, a dominare i commenti dovrebbero essere gli aspetti tecnici ed agonistici. Invece, dopo l'equilibratissima gara-2 alla quale hanno dato vita la Diatec Trentino, partita ieri per Cracovia per la Champions, e la Dhl Modena, lo spazio più rilevante sulla stampa l'ha conquistato un incauto post della presidentessa del club geminiano, Katia Pedrini, attraverso il quale ha stigmatizzato un presunto insulto razzista che sarebbe uscito durante il match dalla bocca del suo collega Diego Mosna, presidente della Trentino Volley, all'indirizzo di Earvin Ngapeth, lo schiacciatore francese di origini africane (i nonni erano camerunensi), che sta facendo le fortune dei vicecampioni d'Italia. Che la frase sia stata pronunciata o meno sembra essere solo un insignificante dettaglio: la presidentessa, si intende dal suo affondo, dà per buono ciò che le hanno riferito altre persone (non meglio identificate) per attaccare lancia in resta l'ex presidente della Lega Pallavolo attraverso il suo profilo Facebook.
Qualche ora dopo lo stesso Mosna ha negato fermamente, utilizzando lo stesso social network, di aver mai pronunciato frasi offensive che alludessero alle radici di Ngapeth e non ha più voluto tornare sull'argomento nemmeno il giorno dopo, pur interpellato dal nostro giornale, per non alimentare la polemica. Ci sarebbe piaciuto sapere, per esempio, se avesse pensato di querelare per diffamazione la collega modenese, visto che vi sarebbero tutte le condizioni per farlo, ma più di un «no comment» non siamo riusciti a strappargli a due giorni dalla semifinale di Champions League.
Nel suo post scrive: «Leggo amareggiato quanto scritto dalla Presidente di Modena Katia Pedrini su Facebook. Le espressioni che io avrei pronunciato («negro di merda» ndr) e da Lei riportate non mi appartengono affatto. Tanto meno posso aver apostrofato il giocatore, perché non ho mai parlato direttamente con lui. Nel corso del match ho ammirato la straordinaria performance di Ngapeth e addirittura lo ho spesso applaudito per la qualità dei suoi gesti tecnici... Sono certo che quanto scritto dalla signora Pedrini sia frutto di un malinteso o di frasi erroneamente riportate».
Chi lo conosce sa bene che questo è da sempre il modo di reagire alle polemiche di Diego Mosna e quindi non si è stupito per i toni concilianti impiegati. Seguiti, come abbiamo detto, da un ferreo «no comment». Nel suo intervento Katia Pedrini ha anche fatto riferimento agli striscioni ironici esposti dalla curva trentina e alla gestualità di molti tifosi, che hanno ricordato a più riprese al giocatore transalpino la condanna per l'aggressione di un capotreno, che ha rimediato ad inizio aprile, e quella che potrebbe derivargli dal grave incidente automobilistico da lui causato nello scorso novembre a Modena.
«Gli striscioni che abbiamo preparato per questa partita - spiega il presidente della Curva Gislimberti Andrea Pilati - fanno parte del gioco, è normale che le tifoserie si prendano in giro e canzonino i giocatori avversari, così come ci può stare fingere di portare le manette per innervosire un avversario forte come Ngapeth. I reati che gli sono stati contestati li ha commessi lui, non certo noi. Fra il resto il numero 9 di Modena, intelligentemente, non ha mai dato alcun segno di reazione ed ha giocato una partita da campione, quindi mi sembra che la cosa possa essere archiviata qui».