Italia - Germania, tra riti, tradizioni e pronostici da ribaltare
Italia-Germania è già cominciata. Si chiama partita infinita anche per questo, ogni sfida rimanda a quelle del passato e ogni volta si gioca per giorni, prima del fischio iniziale. «Stavolta piangete voi», scrivono i media tedeschi. «Siete l’Everest da scalare, ma noi uniti scaliamo: voi perché avete ancora una volta paura di noi?», è la risposta dal ritiro di Montpellier.
Ciascuno prepara le partite con i propri mezzi. Stavolta il divario tecnico è evidente, e tutto a favore dei tedeschi: loro campioni del mondo, gli azzurri in crisi di talento e reduci da due cocenti delusioni mondiali. Così l’Italia si affida alla carica agonistica e alla preparazione tattica di Conte («ci dà un’energia incredibile: penso che stia fermo solo quando dorme...», dice Florenzi). E nell’immediato prepartita, ricorrerà al piccolo rito che oramai accompagna ogni vigilia di match, qui a Euro 2016. «Tutte le squadre hanno il loro rito prepartita per motivarsi. Anche noi, ma è segretissimo», ha detto Immobile, presentatosi in conferenza stampa con gli amici Insigne e Florenzi, tre moschettieri azzurri in vena di risate, allegria, gag a ripetizione. Quanto al segreto, è presto svelato: ogni volta uno dei 23 fa un discorso alla squadra, («può essere anche una riserva», rivela il team manager Oriali, confermando l’egualitarismo di Conte che innalza livelli non eccelsi, piuttosto che appiattirne le vette), una forma di motivazione e chiamata all’orgoglio.
«In campo diamo quello che Conte ci insegna: siamo assatanati», dice Insigne, prima di lanciare una frecciata agli italiani: «Facile tifarci ora, ma va bene lo stesso: l’amore della gente ci dà forza». «Viviamo la maglia azzurra come una seconda pelle - aggiunge Florenzi - Contro la Spagna abbiamo scalato un monte, ma ora ci troviamo di fronte l’Everest: però uniti possiamo fare cose molto importanti». A pungere la sicurezza dei tedeschi pensa invece Immobile, passato per la Bundesliga: «Perché sono sempre sicuri di vincere? Perché con l’Italia le hanno sempre buscate, e ora si buttano avanti. Ma non conta chi parla e cosa dice - la conclusione dell’attaccante - l’unica cosa importante è quel che racconta il campo, alla fine».
Questa Italia-Germania, dal campo, dirà anche delle tante assenze azzurre. «Si possono sempre tirar fuori dei motivi: che ci mancano Marchisio e Verratti, che abbiamo gli infortunati, che loro ora hanno avuto un giorno di riposo in più di noi: ma sono alibi, per i perdenti. Noi vogliamo continuare il sogno per premiare il nostro lavoro», la convinzione espressa da Florenzi, prima di tornare alla metafora montanara: «Abbiamo battuto la Spagna, squadra fortissima: la Germania è appena un gradino sopra. Se a Saint Denis abbiamo dovuto dare il 120 per cento, vuol dire che stavolta dovremo metterci ancora una piccola percentuale in più».