Alex Schwazer, la solidarietà di Kompatscher «Speravo di vederti in gara, ora fatti forza»

Era venuto a Rio convinto di poter marciare la sua Olimpiade, e invece Alex Schwazer subisce una squalifica di otto anni. Schwazer era comparso davanti ai legali, Donati e poi lo stesso atleta erano stati sentiti a lungo. Schwazer era apparso motivato e convinto di poter gareggiare nella prova di marcia olimpica: «è abituato a vincere le sue gare» avevano detto i legali. Invece la sentenza del Tas è stata di condanna. Il governatore dell'Alto Adige, Arno Kompatscher, lo sostiene: «Spero che tu riesca ad affrontare questo momento difficile con la forza dell'atleta».

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IL SILENZIO DELL'ATLETA
«Ci vuole rispetto per le persone»: così Schwazer ha risposto ai giornalisti che lo hanno avvicinato all'interno di un bar dove, con lo sguardo perso nel vuoto ed evidentemente teso, ha atteso la fine di una conferenza stampa organizzata nella serata brasiliana dal suo entourage per commentare la notizia della lunga squalifica. In particolare, l'allenatore del marciatore, Sandro Donati, ha detto che «era un verdetto che ci attendevamo. Abbiamo cercato di dissuadere Alex dalla volontà di andare avanti, ma lui voleva inseguire fino all'ultimo il sogno di correre a Rio. Ora torneremo il prima possibile in Italia».
POCA SOLIDARIETÀ DAGLI AZZURRI
«Il mio pensiero è che chi sbaglia è giusto che paghi» ha commentato il pugile Clemente Russo. «Se lui aveva già pagato ed era pulito, era giusto che venisse all'Olimpiade. Se invece è ancora sporco, allora la pena si deve pagare». Dello stesso tenore anche le dichiarazioni della fiorettista Elisa Di Francisca. «Non ho mai barato, non ho mai pagato nessuno per farmi vincere. Ho la coscienza pulita perchè non mi sono mai dopata in vita mia. Questa è la mia linea e lo sarà sempre, i risultati li voglio ottenere solo attraverso i miei sacrifici. Sta a ognuno di noi comportarsi bene».
LA POLEMICA CON TAMBERI
«Leggere dichiarazioni nei giornali mai fatte mi dà un nervoso enorme! Non ho mai attaccato Schwazer in questi giorni e ho sempre evitato un confronto con i giornalisti su questo argomento proprio per non far loro scrivere minchiate a caso... ma niente, è più forte di loro!». È lo sfogo del saltatore azzurro Gianmarco Tamberi, a proposito delle dichiarazioni attribuitegli dopo la sentenza che ha squalificato Schwazer. La polemica ha origini lontane: lo scorso aprile, a pochi giorni dal rientro in gara di Alex Schwazer dopo la squalifica per Epo, Tamberi aveva attaccato il marciatore altoatesino attraverso Facebook: «Vergogna d'Italia, squalificatelo a vita, la nostra forza è essere puliti, noi non lo vogliamo in nazionale», aveva scritto il saltatore azzurro sulla pagina «No, non ho mai pensato di doparmi». Stavolta, però, Tamberi ha voluto smentire le parole riportate da alcuni organi di stampa. «Ho letto anche io i virgolettati... mai detti da me però!! Per questo ho scritto questo post ed è davvero inaccettabile una cosa del genere!» scrive sulla sua pagina facebook il saltatore azzurro, in risposta a tifosi e amici che hanno commentato il suo post. «Per quanto riguarda il caso Schwazer si possono avere varie opinioni ovviamente! Io ho semplicemente detto che se fosse vero ciò che hanno detto i giudici è giusta la squalifica, mentre se è un complotto come sostiene Donati è uno schifo enorme. il resto è loro immaginazione!» ha concluso il marchigiano.
«DISPARITA' DI TRATTAMENTO»
Chi invece si schiera a fianco del marciatore altoatesino e del suo entouraghe è don Luigi Ciotti. «Al di là dell'esito della pesante squalifica a otto anni che di fatto ne compromette la carriera sportiva, è sotto gli occhi di tutti come Alex Schwazer sia stato sottoposto a una procedura umiliante, con continui rinvii, che ne hanno logorato la dignità di persona che chiede verità e giustizia.
Una procedura che stona apertamente con l'occhio di riguardo che gli stessi organi competenti hanno invece avuto nei confronti di altri atleti e altre federazioni, a cui è stato concesso di partecipare nonostante acclarati fatti di doping elevati in certi casi a sistema». «Non vorremmo che questa disparità di trattamento sia dovuta al fatto che a difendere Alex, oltre ai suoi avvocati, è il suo allenatore Sandro Donati, uno dei pionieri della lotta al doping, una persona che ha pagato caro per le sue denunce e sulla cui serietà e integrità siamo pronti a scommettere, conoscendolo da molti anni».

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