Sarà una Trentino a trazione Giannelli
«Penso che Giannelli deve ancor trovare lo "stile Giannelli". Finora si vede che è bravo ma non si sa ancora bene fino a dove possa arrivare. Il suo punto di arrivo lo si capirà soltanto quando riuscirà a liberare tutte le potenzialità che ha dentro di lui».
Alla vigilia dell'esordio in campionato, domani alle 18 contro Vibo Valentia al PalaTrento, il nuovo tecnico della Diatec Trentino volley Angelo Lorenzetti traccia le prime linee di lavoro e una prospettiva.
Coach Lorenzetti, par di capire che la nuova Diatec sarà a "trazione Giannelli".
«Sicuramente. Anche se con questo non voglio caricarlo di troppe responsabilità».
E come farà il faro Diatec a trovare il suo stile?
«Credo che, specialmente in questo avvio di campionato, dovrà fare anche le cose che non gli piacciono troppo: se vogliamo imparare delle cose bisogna insistere proprio su quelle che ci riescono peggio.»
A proposito di cose non riuscite benissimo, che indicazioni ha dato la recente Supercoppa?
«La partita di Modena contro l'Azimut, al di là che potevamo arrivare al tiebreak, ha messo in mostra che ancora dobbiamo trovare uno stile personale. Le cose accadono, una palla può essere dentro o fuori e determinare la vittoria o meno di un set ma ciò che conta è il come queste cose accadono e perché. In questo senso lo stile può essere definito come la predisposizione mentale dei giocatori a giocare un certo tipo di pallavolo».
E quale può essere il modello?
«So che dirlo qui non piace molto ma, come negli anni Trento ha vinto molto e tutti studiavano la sua organizzazione di gioco, la predisposizione al sacrificio e l'approccio alle partite, oggi - dopo che negli ultimi due anni ha vinto cinque manifestazioni italiane su sei - è il momento di studiare Modena».
Visto che uno dei principali artefici di quelle vittorie è stato lei, qual è l'alchimia del successo?
«Per vincere servono i grandi campioni e uno stile fatto di contenuti tecnici che vanno riconosciuti, adattati e applicati alla squadra».
Di questi contenuti, quali ha riconosciuto nella Modena che ha vinto la recente Supercoppa?
«Hanno fatto tante cose che io conoscevo e altre nuove. Quello che conta non è vedere il gioco ma capire perché quella squadra batte così, riceve così, difende così».
Secondo lei come Trento può migliorare la scorsa stagione?
«Questo sarà un torneo molto diverso. Per fare meglio serve il miglioramento singolo e soprattutto - come dicevo - tecnico nel complesso. Penso ad eempio che bisognerà diventare più aggressivi in ricezione. Con squadre che hanno sei battitori a tutto fuoco non si può pensare di rimanere passivi: bisogna imparare a fronteggiare il colpo mettendo la palla in posto 3. Serve lavoro».
E per il lavoro serve sacrificio. In questo senso, come ha trovato i ragazzi della Diatec?
«Grandissima disponibilità. Ci sono degli ovvi dubbi iniziali ma sono convinto di ciò che propongo e loro si stanno adattando bene alle mie proposte».
Ha già in mente una squadra titolare?
«Un'idea ce l'ho ma la possibilità di entrare in campo è per tutti molto alta e così credo che il mio compito sia quello di far vivere ai ragazzi questa opportunità».
Ciò significa che vedremo una Diatec con grande reattività nei cambi in gara?
«Direi che i cambi preferisco farli sulla formazione iniziale. Cambiare in maniera repentina durante le partite non mi piace molto: se in allenamento sostengo che per imparare delle cose bisogna provarle e anche sbagliarle, lo stesso discorso deve valere anche in partita».
Oltre alle quattro squadre che hanno disputato la Supercoppa (Modena, Perugia, Civitanova e Trento), chi altri può ambire al titolo?
«Verona è un crostino di altissimo livello: ha preso un grandissimo opposto (Djuric, ndr) e ha un palleggiatore (Baranowicz) che sa fare un cambio palla efficacissimo. Poi c'è la crescita costante di Kovacevic che sta diventando un top player».
Qualche altra?
«Piacenza. Con i cubani ha acquisito un gioco molto aggressivo. In battuta e a muro è forte e se si va bene in questi due fondamentali, di solito si fa strada».