Ciclismo, al Mondiale di Doha Trentin teme solo il vento

di Maurilio Barozzi

Lo scorso anno, in questi periodo, Matteo Trentin furoreggiava sulle strade d’Europa a suon di vittorie. E anche adesso - a undici giorni dal Mondiale di Doha - la gamba gli sta girando bene. Domenica a Münster, in Germania, è arrivato quarto. «Purtroppo ho anche sbagliato la volata e senz’altro avrei potuto fare meglio. Ma coi se e coi ma non si vincono le corse. Tengo quello che di buono ha detto la gara, che era un buon test visti i 225 km.».

Ormai, così vicini all’appuntamento mondiale, le distanze si fanno in gara.

«Sì. A questo punto della stagione gli allenamenti lunghi si fanno in corsa. Diciamo che a casa si lavora solo su alcune cose specifiche, ma per la distanza fare gare è fondamentale. E domenica ho in programma i 250 km della Parigi-Tours».

Che tra l’altro lo scorso anno hai vinto.

«Infatti».

Il giorno dopo, subito partenza per il Qatar dove a Doha il 16 si corre il mondiale in linea.

«Sarà una gara tutta da interpretare».

Il percorso non è ancora definito: la commissione potrebbe decurtare il percorso dagli oltre 250 km originari.

«Hanno pensato che correre quasi 260 km in quel caldo torrido non è troppo igienico. E allora forse adesso corrono ai ripari».

Il tracciato mondiale prevede 151 km nell’incandescente deserto attorno a Doha e poi sette giri del circuito cittadino. Se taglieranno, verosimilmente lo faranno nella prima parte?

«Non ho nessuna informazione, ma penso proprio di sì, è molto più semplice. Il circuito cittadino rimarrà così com’è e sono comunque sicuro che qualsiasi sia la decisione di questa commissione, sarà un mondiale duro. Anzi durissimo con le condizioni meteo che saranno il 50 per cento della corsa. Il vento è pericolosissimo e poi fare tutti quei chilometri col caldo del Medio Oriente, a 40, 45 gradi sarà infernale».

Temi più il caldo o il vento?

«Entrambi i fattori possono essere pericolosi, ma il vento senz’altro potrebbe cambiare la faccia ad una gara che solitamente nella prima parte non riserva grandissime sorprese, mentre stavolta ogni fuga può esser rischiosa».

Dunque non vedremo le solite fughe iniziali con corridori di secondo piano che prendono vantaggi importanti ma poi vengono inevitabilmente risucchiati nella pancia del gruppo?

«Dipende. Penso che se ci sarà il vento, fughe non ne andranno via. E, anzi, tutti saranno impegnati a non perdere posizioni: se il gruppo si fraziona bisogna essere nei primi tronconi altrimenti la corsa potrebbe essere compromessa».

Dimmi di quest’Italia. Con te in azzurro il Ct Davide Cassani ha chiamato anche Daniel Oss, Manuel Quinziato, Elia Viviani, Giacomo Nizzolo, Daniele Bennati, Iacopo Guarnieri, Fabio Sabatini e Sonny Colbrelli.

«Mi sembra che siamo una delle squadre più competitive in corsa. Per questo bisognerà portare a casa un buon risultato».

Dal punto di vista personale, che ruolo giocherai?

«Dovresti chiedere a Cassani. No, a parte gli scherzi, dipenderà da come sarà il percorso. Come dicevamo, se taglieranno una parte dell’inizio, la corsa potrebbe diventare un’altra.
Fino a che non saremo sul posto, non possiamo dire nulla e poi con il vento bisognerà essere bravi a improvvisare. Diciamo che, se tutto resta com’è, e considerando l’insidia del vento, sarà importante passare la prima parte, quella esterna. Poi si vedrà la gara vera».

Pensi che sarà una gara che finisce in volata o vedi la possibilità di qualche finisseur di sorprendere tutti nel finale?

«Penso che per i finisseur sia veramente dura. Credo che in ogni caso si finirà con una volata, magari ristretta, ma comunque in volata. E, anche se si arriva in pochi, senz’altro ci saranno una o due squadre attrezzate per la vittoria. Belgio e Olanda, che mi sembrano le nazionali più forti nel vento, hanno entrambe i velocisti adatti. Così penso che gli uomini saranno tutti controllati, difficile scappar via per un finesseur».

 

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