Tonfo Inter, De Boer rischia
Con buona pace degli amici napoletani che oggi piangono la priorità perduta e (segretamente) rimpiangono il perdutissimo Pipita, credo sia arrivato il tempo di ridisegnare l'identikit della squadra anti-Juve. Che non è più il Napoli, prima ridimensionato da se medesimo (sfortuna Milik, confessione di Sarri non so quanto gradita a De Laurentiis) poi contenuto, battuto e disarcionato dalla Signora ancora al trucco (per non dire dal chirurgo estetico che la restituisca potente e fascinosa con Marchisio e Dybala). Il ruolo sta per tornare - quasi di diritto, per odio prevalente - alla Roma di Spalletti che già insidiò la Juve prima della campagna di Russia, imitato soltanto da Garcia I, con gioco e idee, prima che Garcia II confondesse la borgata con la Capitale.
La lunga bellicosa stagione Juve-Napoli fa capo a Mazzarri, il tecnico ruspante che seppe opporre all'intensità di Conte una sana rabbia provinciale: quella tenuta fisica e nervosa che ha cancellato la Zona Cesarini facendo nascere le partite di 95 minuti, Zona Mazzarri, appunto. A me che ho digerito i catenacci travestiti di Herrera e Mourinho, Mazzarri piaceva, e lo dissi all'interrogante Massimo Moratti; non piacque però a una Milano bauscia vedova inconsolabile dello Specialone (cosí lo battezzai irritando certi snobboni nerazzurri, oggi è apprezzata definizione dopo l'umiliante 4-0 di Chelsea) e ancora si cerca chi possa ripristinare gli storici valori nerazzurri.
In attesa che Montella rilanci quelli del Milan puntando sui giovani, operazione che potrebbe riuscirgli se lo lasciassero lavorare senza assilli. Dunque, Roma all'assalto della Juve, sperando che il nuovo e sempre più convincente Spalletti sappia diventare Capello, non tanto nel gioco (esteticamente a volte anche più valido, il suo) ma nel temperamento, nel saper costruire quell'immenso cuore di rabbia e orgoglio che non ha nulla a che vedere con il leggendario «core de Roma». A Empoli sarebbe servito per vincere.
Massimo Moratti, già, ennesima batosta presa dalla «sua» squadra e dopo che ancora una volta de Boer ha dato l'idea di non «azzeccarci». I soliti errori, stavolta Icardi spreca e allora sorride la Sampdoria che, grazie a Quagliarella, rifila all'allenatore olandese la quinta sconfitta in campionato e lo condanna a un'altra settimana di critiche e processi. Vince con merito Giampaolo, che mette al sicuro la sua panchina e aggancia il collega a metà classifica con 14 punti. La partita non è stata grande cosa. Prime occasioni di marca doriana: opportunità sul sinistro di Muriel, servito alla perfezione da Fernandes. Handanovic ringrazia. Poi bel tiro di Quagliarella e alla mezz'ora, su corner di Torreira, Barreto centra il palo esterno. L'unico dell'Inter a calciare in porta è Candreva: Puggioni in angolo. Al 39' Ansaldi per Brozovic che scheggia la traversa, quindi gran volata di Eder - il migliore dei suoi - e tocco per Icardi, che col petto non riesce a deviare verso la porta. Poi Brozovic sfiora il colpo di testa vincente, ma nel momento migliore dei nerazzurri passa la Samp: Linetty per Quagliarella sul filo del fuorigioco, sinistro preciso e niente da fare per Handanovic. Al rientro ci prova Eder, senza precisione. Al 67' Brozovic serve a Icardi un pallone più difficile da sbagliare che da mettere dentro. Eppure Icardi spreca e la Samp resta avanti, anche perché Eder spara alle stelle una punizione invitante (71'). Stop.