Il ct Ventura: «Era ora di cambiare Balotelli ci deve stupire»
«Abbiamo iniziato un percorso importante, non solo per qualificarci ai Mondiali, ma per creare i presupposti perché i Mondiali diventino importanti». Da buon ct Gian Piero Ventura dispensa ottimismo a piene mani e traccia un bilancio dei primi mesi di lavoro - passando dal predecessore Conte al Mondiale in Russia, dagli stage al «tormentone» Balotelli - che lo vedono comunque «sempre lo stesso ma impregnato di entusiasmo»: «L’Europeo ha lasciato grande entusiasmo ma anche una squadra un pò in là con gli anni», dice Ventura, ospite degli stuidi di Sky Sport, parlando della necessità del cambio generazionale: «Al di là dei 5 pilastri della nazionale, parlo di Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini e De Rossi, c’era l’esigenza di avviare il cambiamento e prima degli impegni con Liechtenstein e Spagna, avendo cinque giorni a disposizione per lavorare con i ragazzi, ho detto adesso o mai più. L’Europeo aveva lasciato un grande entusiasmo ma anche un’Italia anagraficamente un pò in avanti con gli anni, quell’entusiasmo andava sfruttato per iniziare a costruire un nuovo percorso». Dove Ventura ha voluto scacciare il ricordo di Antonio Conte: «Non c’era nessun fantasma da scacciare - chiarisce - ma solo il fastidio di scoprire, soprattutto sui media, che il presente dovesse per forza e sempre passare attraverso il passato. Chiunque fosse arrivato dopo un ottimo Europeo, non straordinario perchè non hai vinto - le parole del ct - avrebbe dovuto scontrarsi con la figura che c’era prima e che aveva fatto un ottimo lavoro. Era normale che succedesse, non era normale invece che ogni domanda iniziava con il solito “Conte diceva...”. I paragoni non sono mai simpatici ma nel calcio ci stanno, però in quel caso ho detto basta perche non si faceva altro che parlare di questo e poi la cosa che mi ha reso perplesso è che si paragonasse la qualificazione dell’Europeo, figlia di 40 giorni di preparazione, alle qualificazioni Mondiali, dove si lavora solo due-tre giorni insieme».
«La strada verso il Mondiale non è semplice - aggiunge Conte - dobbiamo fare risultato contro la Spagna, ma se avessi avuto il timore o il dubbio di non qualificarmi per i Mondiali, non avrei nemmeno iniziato». Quanto a Tavecchio che ha definito una «tragedia» non centrare l’obiettivo della qualificazione Ventura risponde che il presidente «ha detto quello che pensano tutti, se non andiamo al Mondiale è una una grossa perdita. Ma lui volevo solo sottolineare come tutti ci teniamo tantissimo e faremo di tutto per raggiungere l’obiettivo».
Chiusura su Totti e Balotelli. Praticabile una «passerella» per il n.10 campione del Mondo? «Non so se la cosa lo gratificherebbe e non credo che Totti abbia bisogno di passerelle. Totti è Totti, è come dare qualcosa a qualcuno che non ha bisogno». Diverso il discorso su SuperMario: «Non sono io a dover stupire ma lui, ma è lui che deve stupire tutti noi - risponde il ct - facendo quello che le sue potenzialità gli permetterebbero di fare. Il problema di fondo è che nel momento in cui tu non hai la possibilità di selezionare, ma hai l’obbligo di organizzare, è evidente che non c’è più un discorso di un singolo con altri singoli, ma c’è bisogno di un singolo al servizio di una squadra. Questo è uno dei grandi problemi di Balotelli. Il secondo problema esula dall’aspetto calcistico e gli ha creato delle problematiche. Direi che questa è l’ultima volta che parliamo di Balotelli: nessuno ha mai messo in discussione le sue qualità, le capacità tecniche, sarebbe folle. È stato messo in discussione, non da me, ma da tutti, per tutto il resto. Secondo me Balotelli deve confrontarsi con sè stesso, scegliere se iniziare un percorso per prendersi l’onore e la gloria che le sue capacità gli potrebbero portare. Le porte sono aperte per tutti come è normale che sia».
Quale sarà il futuro di Ventura dopo il 2018? «Neanche mi sfiora il pensiero - chiude - credo che alla base di tutto debba esserci serietà e professionalità. Ho preso la cosa seriamente, il che significa cercare di ottenere dei risultati sportivi e costruire qualcosa che ci permetta di avere risultati ancora migliori in futuro. Questa è la strada, poi si vedrà. Siamo vicini a un momento “storico”, che è quello del cambiamento radicale».