Serena Williams e la Lucic-Baroni in semifinale la rivincita delle campionesse stagionate

Australian Open; un torneo per “diversamente giovani”. E’ infatti di 32.25 l’età media delle quattro semifinaliste che sommano la bellezza di 129 anni, ma solo grazie alla “baby” CoCo, che di primavere ne ha da poco festeggiate 25. Segno che i tempi sono cambiati, e che la testa (intesa come esperienza soprattutto) conta più della freschezza atletica. In un Major molto made in Usa – parlano americano tre delle quattro semifinaliste (non accadeva dagli Us Open del 2002: all'epoca insieme alle Williams c'era la Davenport) mentre la quarta negli Stati Uniti è “rinata” e ci vive - gli ultimi due quarti a Melbourne hanno promosso Serena, che è a sole due vittorie dal riprendersi lo scettro mondiale, e Mirjana Lucic-Baroni, tornata dopo quasi 18 anni - e una vagonata di problemi di ogni tipo - in una semifinale Slam. 

LA ZAMPATA DI SERENA - Come la più feroce delle tigri Serena ha piazzato la zampata al momento giusto, contro la giocatrice più in forma del momento, Johanna Konta, mai affrontata prima in carriera, alla quale ha lasciato appena cinque giochi: un 62 63, in un’ora ed un quarto esatta, che proietta la statunitense nella decima finale Major consecutiva (serie iniziata agli Us Open 2014), la 34esima in carriera. Forse non sarà totalmente concentrata sul tennis (vedi l’annuncio ufficiale del fidanzamento con Alexis Ohanian, co-fondatore di Reddit) ma state sicuri che dopo l’uscita di scena della Kerber l’unico pensiero di Serena - che a Melbourne ha già trionfato sei volte - è riprendersi la prima poltrona mondiale.
La britannica, che difendeva la semifinale di dodici mesi fa, aveva perso solo due volte il servizio nei quattro turni precedenti: esattamente il numero di break subiti solo nel primo set (quarto ed ottavo game) a causa delle risposte micidiali della Williams. Una sconfitta che Johanna, vincitrice a Sydney un paio di settimane fa del suo secondo titolo Wta, ha preso piuttosto bene: ”Probabilmente è stata una delle esperienze migliori della mia vita. Ci sono una marea di cose che posso imparare da questa sconfitta, quello che posso migliorare ma anche quello che invece ho fatto nel modo giusto.

Credo che lei abbia giocato un primo set praticamente perfetto: non ha fatto altro che dimostrare perché è ciò che è”. Il servizio è stato l’arma in più di Serena, che ha messo a segno 10 ace, ma non l’unica: ”La prima non è stata sempre il massimo ma ho lavorato davvero tanto sulla seconda. Non è che abbia giocato benissimo durante il torneo ma ho cercato di migliorare con i colpi da fondo e con la risposta” (oggi diverse volte sfruttata per scendere a rete).

 ”Lei è un’ottima giocatrice a tutto campo, quindi ho dovuto dare il meglio”. Per Serena - che ha chiuso con 25 vincenti a fronte di 21 gratuiti (11 contro 22 il bilancio per la britannica) - un unico passaggio a vuoto, all’inizio del secondo set, quando la Konta, dopo aver annullato tre palle break consecutive, le ha strappato il servizio (terzo gioco) arrivando a condurre per 3-1 prima di subire un parziale di cinque giochi di fila dall’americana, conditi da un bel po’ di vincenti. Johanna ha avuto un’ultima chance di riaprire l’incontro, sul 4-3 per Serena, ma non è riuscita a sfruttarla. 
Ora ad attendere la Williams c’è una Mirjana Lucic-Baroni desiderosa di vivere fino in fondo una favola meravigliosa: l’americana ha vinto entrambi i precedenti, datati però 1998, al primo turno di Sydney ed al secondo turno di Wimbledon: ”L’ultima volta che ci siamo affrontate? Ricordo che era sul Centrale di Wimbledon, ricordo che ho vinto e pure che ero felicissima perché ero molto giovane. Ma era molto giovane anche lei” - racconta Serena -. ”Onestamente adesso entrambe giochiamo in modo totalmente diverso. Entrambe ne abbiamo passate tante ma siamo sopravvissute e adesso siamo qui. E questa è davvero una bella storia”.

PER FAVORE NON SVEGLIATE MIRJANA - E’ la favola più bella di questo Slam Down Under quella di Lucic-Baroni, classe 1982 (compirà 35 anni il prossimo 9 marzo), numero 79 del ranking mondiale, di nuovo in una semifinale Major a quasi 18 anni di distanza dalla prima - e fino ad oggi - unica volta: era il 1999, il palcoscenico il torneo di Wimbledon, quando una “bimba” croata, vittima di un padre-padrone, poi si sarebbe permessa pure di strappare un set a sua maestà Steffi Graf. E’ passato tanto tempo ma Mirjana - che aveva esordito nel circuito nel 1997 a soli 15 anni - ci è riuscita: ”Quando voglio qualcosa lavoro duramente per ottenerla”, aveva detto la Lucic, nel frattempo diventata signora Baroni, dopo il successo negli ottavi contro la statunitense Brady.

E lo ha confermato contro un’avversaria di ben altro spessore come Karolina Pliskova, quinta favorita del seeding, battuta per 64 36 64 in un’ora e 47 minuti di partita. Che per la ceca non sarebbe stato un incontro semplice erano i precedenti (dove pure era avanti 3-2), gli ultimi dei quali piuttosto combattuti, a dirlo. La cronaca. Karolina, che ha iniziato la stagione vincendo a Brisbane, parte bene e sale 3-1 grazie ad un break al terzo game ma la Lucic comincia a spingere sempre più forte infilando un parziale di 5 giochi ad uno che le permette di archiviare il primo set. Nella seconda frazione le parti si invertono con Mirjana che scatta sul 2-0 e con Karolina che le rifila un parziale di sei giochi ad uno - nonostante un problema di vesciche - che le permette di pareggiare il conto dei set. Nella frazione decisiva la Lucic prende subito un break di vantaggio, lo restituisce ma poi piazza un altro allungo (3-1).

La Pliskova la riaggancia (3-3) - anche perché a metà del set, al cambio campo dopo il settimo gioco, la croata chiede un medical time out per farsi fasciare la gamba sinistra - ma poi nel nono gioco cede la battuta a zero con la Lucic che nel game successivo non spreca la possibilità di chiudere il match alla prima occasione. La croata ha avuto un grande aiuto dal servizio - 9 ace contro gli 8 della sua avversaria ma una percentuale di punti vinti quando ha messo la prima (70%) nettamente migliore - ed ha chiuso con 42 vincenti (23 quelli della Pliskova) a fronte di 32 errori non forzati (21 quelli della ceca).


”Questo è quello che sognavo, questo è quello per cui ho lavorato tanto” - ha detto Mirjana a fine match senza riuscire a trattenere le lacrime - a 34 anni sono felicemente sposata, ho una casa meravigliosa ed è fantastico godermi la mia famiglia. Ma ho sempre saputo di avere ancora dentro di me la possibilità di fare questi risultati: ora sono qui a vivere questi momenti. E’ incredibile. Dopo l’ultimo punto ero sotto shock, la mia gamba mi fa malissimo ma sono felice lo stesso”. Ci sono stati anni non facili per la croata, e per questo il risultato di Melbourne ha un sapore ancora più dolce: ”Sono state scritte e dette tante cose, ci sono state speculazioni, ma forse anche questo fa parte del gioco. Voglio tenere queste cose per me e non voglio parlarne più. Voglio solo che si parli dell’incredibile combattente che sono, della persona capace di lottare contro tutto e contro tutti. Perché è questo che mi rende orgogliosa”, ha ribadito la Lucic-Baroni che nel corso del torneo ha fatto fuori ben due top-ten, Radwanska e Pliskova. Ora le tocca Serena: chissà se Mirjana ha intenzione di svegliarsi….

RISULTATI MERCOLEDI’ - Quarti (parte bassa): Lucic-Baroni (CRO) b. (5) Kar.Pliskova (CZE) 64 36 64, (2) S.Williams (USA) b. (6) Konta (GBR) 62 63.
Risultati quarti parte alta: VandeWeghe (USA) b. (7) Muguruza (ESP) 64 60, (13) V.Williams (USA) b. (24) Pavlyuchenkova (RUS) 64 76(3).

 

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