«Tifanny giocava coi maschi Ora si cambino le regole»
«Se le ragazze fossero state in forze e senza infortuni avremmo anche potuto vincere, ma certamente sembrava di avere di fronte Kaziyski. Arriva con la pancia alla rete, fa la pipe, da sola ha vinto la partita e secondo me ha giocato senza forzare troppo». Roberto Postal, presidente della Delta Informatica, è il primo a non voler alzare i toni, ma è chiaro che la prestazione «monstre» di Tifanny Pereria De Abreu contro la Trentino Rosa nella prima partita della sua nuova carriera nel volley femminile ha fatto, fa e farà discutere. «Se non altro perché lei fino ad un mese fa (con il nome di Rodrigo, ndr) giocava con gli uomini» nel campionato belga.
Giornali e tv nazionali hanno ripreso il caso dell’atleta brasiliana che, dopo una carriera tra i maschi e un’operazione per cambiare sesso, ha ottenuto il nulla osta per giocare nel campionato femminile.
«Al di là della partita contro di noi, è innegabile che si è aperto un caso» spiega Postal. «I tempi cambiamo, nascono nuove situazioni che fino a pochi anni fa non erano nemmeno concepibili. Quindi mi sembrerebbe opportuno che il Coni e chi di dovere facciano delle riflessioni perché questa è una vicenda che interessa tutto il mondo dello sport. Io ho sentito che parecchie altre squadre del nostro campionato vogliono rifiutarsi di giocare contro Palmi e De Abreu: non per essere omofobi, ma credo che sia un tema che va affronatato a livello sportivo. In questi giorni hanno chiamato tutti: so che si sta muovendo anche la Lega, faranno l’antidoping per capire il livello di testosterone».
Postal in effetti centra il punto. Perché non si parla di Tiffany e delle scelte che ha dovuto affrontare in una vita che sicuramente non è stata facile. Qui la questione è che ci si trova di fronte ad un’atleta dal fisico e dalle prestazioni completamente «fuori scala» rispetto alla concorrenza. Tema più che delicato sul quale lo sport dovrà quanto meno interrogarsi.
«Non c’è dubbio» risponde Massimo Dalfovo, presidente neo-rieletto del comitato trentino della federazione pallavolo (Fipav). «Si tratta di un aspetto da prendere in mano a livello di Federazione e Coni. Anche se la federazione internazionale ha dato l’okay per giocare, queste faccende dovranno essere prese in esame dallo sport mondiale perché interessano tutte le discipline».
Da ex giocatore Dalfovo sottolinea: «Io credo che sia ogni persona meriti attenzione e rispetto per le scelte che fa, ma è chiaro che dal punto di vista sportivo la potenza e l’elevazione rimangono e la differenza tra uomo e donna a certi livelli è notevole, soprattutto con una rete in mezzo.Sono problemi che un tempo non si ponevano, ma con cui il mondo di oggi deve confrontarsi: il fatto è che nello sport, dove il fisico conta parecchio, hanno effetti dirompenti».
A livello di atti ufficiali Dalfovo spiega che «il nuovo consiglio federale (domenica prossima le elezioni nazionali, ndr) dovrà prendere in mano la questione e anche noi porremo il problema».
A proposito di federazione, il consigliere uscente Pino Mazzon si limita ad evidenziare che «se c’è l’autorizzazione della federazione internazionale, quella italiana è obbligata ad accettare il tesseramento». A livello personale spiega che «si tratta di questioni di livello delicatissimo, ma non penso che una persona cambi sesso per poter giocare a livello più alto e avere più successo».
Sulla questione interviene anche il tecnico di De Abreu a Palmi, Pasqualino Giangrossi che proclama la regolarità del campionato: «Ha perso il 60% della forza. Prima schiacciava a 3 metri e 60, adesso a 3,15. Noi quando l’abbiamo tesserata non sapevamo del suo cambiamento. Sicuramente non è per questo che l’abbiamo voluta in squadra quanto piuttosto perché è un’ottima giocatrice».