Doping, Riccò rischia processo
Altri guai in vista per il 33enne Riccardo Riccò, rinviato a giudizio per spaccio di sostanze stupefacenti e dopanti per favorire le prestazioni atletiche degli amici di "sella". L'ex professionista risulta, infatti, tra gli otto indagati in un'inchiesta condotta dal Nas dei carabinieri di Parma insieme ai colleghi di Sassuolo su un giro di sostanze illecite destinate a ciclisti amatoriali.
Riccò è impegnato oggi come gelataio a Tenerife è al centro della maxi inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Enrico Stefani (oggi giudice a Venezia), per cessione di sostanze dopanti che si è concentrata in provincia di Modena. Per il ciclista formiginese e per altri sette indagati è arrivata, infatti, la richiesta di rinvio a giudizio e l'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 31 maggio.
L'inchiesta dei carabinieri gira attorno ad un traffico di sostanze dopanti, per fatti risalenti al 2013-2014, coperto da un negozio modenese della zona pedemontana, base per l'arrivo della merce e per gli scambi tra ciclisti amatoriali. All'interno del negozio destinato alla compravendita di biciclette e di proprietà di un pavullese, secondo gli accertamenti, venivano infatti vendute le sostanze in questione, acquistate in Toscana presso canali illeciti. A procacciare i farmaci dopanti, un uomo che si occupa di vendita di integratori sportivi. Farmaci che, a quanto trapela, non si esclude possano essere stati rubati da un ospedale del Casertano.
Sette degli otto indagati, tra cui Riccò, sono residenti nel Modenese e tutti legati al mondo delle biciclette. L'ottavo è invece un 32enne di Caserta. Mentre tra le accuse si parla anche di somministrazione di sostanze dopanti a ciclisti amatoriali, per quanto riguarda Riccò si parla di cessione di una non meglio identificata quantità di Epo o sostanza dopante Cera, ma anche del farmaco Contramal ad uno degli altri indagati che, a sua volta, avrebbe ceduto sostanze al ciclista formiginese.
«Riccardo si è dichiarato da subito innocente e del tutto estraneo alla vicenda - afferma l'avvocato Fiorenzo Alessi - e non è mai stato chiesto l'interrogatorio».