Max Biaggi ai giudici «Non evado le tasse»

«La stampa  mi dava dell’evasore, del disgraziato, del farabutto e tutta la vicenda non mi faceva stare tranquillo. Il mio sport richiede disciplina, concentrazione e calma e io volevo risolvere a tutti i costi questa questione».

È quanto ha raccontato l’ex campione del mondo di motociclismo, Massimiliano Biaggi, davanti al giudice monocratico di Roma nel processo che lo vede imputato di evasione fiscale per il mancato pagamento di imposte per un totale di quasi 18 milioni di euro fino al dicembre del 2012.

«Quando uscì la storia dello scudo fiscale, parlai coi miei fiscalisti per trovare una soluzione - ha aggiunto - anche a costo di pagare qualcosa per non pensarci più.

Qualche anno fa mi sono presentato negli uffici romani di Equitalia: portai i contratti in originale stipulati con le società negli anni oggetto di contenzioso tributario e dimostrai che degli oltre 17 milioni che non avrei pagato, almeno 12 erano letteralmente inventati dal nulla. I miei importi oscillavano sui 3-4 milioni di euro, quindi la cifra a me contestata non stava in piedi».


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Anche lo storico rivale di Biaggi, Valentino Rossi, qualche anno venne pizzicato da Equitalia. L'accusa era di evasione fiscale milionaria. Nel 2008 il «Vale nazionale» trovò un accordo.

Il fisco gli chiedeva chiedeva 112 milioni di euro di mancati versamenti. Alla fine Valentino Rossi si impegnò a versarne solo 35.

Dopo quattro mesi di trattative, si arrivò al «compromesso»: rate trimestrali da un milione e mezzo l'una, il campione fu chiamato a versare 19 milioni di euro per evitare conteziosi per il triennio 2001-2004, e 16 milioni per gli anni 2005-2006.

«Il dottore» si era impegnato a riportare in Italia la sua residenza fissata a Londra: una collocazione geografica e fiscale utilizzata per superare, in curva, la legge italiana.

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