Il grande ritorno di Tiger Woods
Cinque anni di digiuno e tormenti. Ma per un campione così i titoli di coda non potevano ancora scorrere. Dopo 1876 giorni Tiger Woods è tornato alla vittoria, conquistando per la terza volta in carriera (dopo i successi 1999 e 2007) il Tour Championship, quarta e ultima gara dei PlayOffs del PGA Tour di golf. Trascinato dalla folla impazzita di gioia di Atlanta, il fenomeno californiano sul green dell'East Lake GC ha festeggiato l'80ª vittoria sul massimo circuito statunitense, dove non vinceva dal 2013 (WGC-Bridgestone Invitational), e avvicinato il record di Seam Snead (82 successi). «Sono davvero incredulo - le parole di Woods - dedico questo successo ai miei figli. In tutti questi anni loro hanno equiparato il golf al dolore. Mi hanno visto soffrire, piangere. Adesso finalmente possono godersi la felicità. È stata dura, ma ce l'ho fatta. E ora voglio la Ryder Cup».
Un'impresa show per la «Tigre», che ha chiuso al 2° posto la FedEx Cup (montepremi di 10 milioni di dollari), conquistata in extremis con un birdie all'ultima buca da Justin Rose. Il britannico, campione olimpico, ha terminato il torneo in 4ª posizione con 274 (-6), staccato di 5 colpi da Woods (1/o con 269, -11). «È una gioia incredibile - l'esultanza del britannico - ho coronato uno dei sogni della mia carriera».
Gioie e dolori per il britannico, che ha perso la leadership mondiale riacciuffata nuovamente da Dustin Johnson. Dopo il trionfo nello Us Open 2013 e l'oro a Rio 2016, l'inglese può comunque festeggiare l'ennesimo capolavoro di una carriera super.
E lo fa nel giorno in cui i riflettori sono però tutti per Woods, che ha preceduto in classifica Billy Horschel (2° con 271, -9) e Johnson (3° con 273, -7). Lacrime di commozione alla fine, arrivate durante la premiazione. Cerimonia in cui «The Big Cat» è stato anche omaggiato con una «Calamity jane», un bastone da golf volto a celebrare l'ennesima impresa dello statunitense.
Insomma, la Ryder Cup di Parigi (28-30 settembre) è già entrata nel vivo. E con un Woods in formato stellare, gli Stati Uniti possono sognare e sperare di bissare il successo del 2016. Mentre l'Europa si affida a Rose e Francesco Molinari, che ha chiuso la rassegna in 21ª posizione.