Giro, a San Giovanni Rotondo trionfo italiano: a Masnada la tappa, a Conti la maglia rosa
Alla 102/a edizione del Giro c’è un’Italia che vince e una che spera.
Ma c’è anche un’Italia che esulta, urla, si veste di rosa e rappresenta il volto sorridente del ciclismo della porta accanto.
Che si riscatta e torna a dominare in casa propria. In un giorno solo (e che giorno) sono due i profeti in patria: uno si chiama Fausto Masnada, e vince sul traguardo di San Giovanni Rotondo, davanti alla chiesa che conserva le spoglie di San Pio da Pietrelcina; l’altro è Valerio Conti, romano del Prenestino, che realizza il sogno di ogni corridore e indossa la maglia rosa.
È Grand’Italia in uno dei luoghi più dediti alla spiritualità, alla fede e al misticismo.
Non poteva esserci appendice più esaltante nella 6/a tappa, una delle più lunghe del Giro 2019, che si era aperta con la caduta dell’ormai ex maglia rosa Primoz Roglic.
Lo sloveno è finito sull’asfalto intorno al km 34, procurandosi un’abrasione sul gluteo destro: risalito prontamente in bici, ha recuperato il quasi minuto di ritardo dal gruppo.
Assieme a lui Majka e Zakarin, altri due big di questa corsa. Un cattivo presagio per lo sloveno, che ha capito che forse non era il caso di rischiare oltre, da leader della generale, e dunque non ha fatto i salti mortali per annullare la fuga di 13 corridori (il costaricano Andrey Amador, gli spagnoli Josè Rojas e Ruben Plaza, gli olandesi Sam Oomen e Nans Peters, il francese Valentin Madouas, il belga Pieter Serry, il portoghese Amaro Antunes, quindi Valerio Conti, Giovanni Carboni, Fausto Masnada, Nicola Bagioli e Nicola Conci), partiti dopo una cinquantina di chilometri.
Nessuno poteva immaginare che sarebbero arrivati, facendo registrare distacchi così ingenti. Alla fine dei giochi, nella generale, Roglic ha un ritardo di 5’24” (avendo perso 7’19” dai due che si sono presentati sul traguardo pugliese); Simon Yates e Vincenzo Nibali - giunti sempre a 7’19” - adesso sono rispettivamente a 5’592 e a 6’03”. Insomma, una rivoluzione sostanziale, che toglie al Giro d’Italia certezze assolute, anche in relazione ai possibili scenari altimetrici che potrebbero aprirsi se le condizioni del tempo non miglioreranno (potrebbe saltare il Gavia, ad esempio).
La crono di San Marino fornirà ulteriori indicazioni, ma va detto che Conti venderà a caro prezzo la propria maglia rosa. Il romano che ama Verdone e Pantani (»creano dipendenza«) va in salita e sa difendersi anche cronometro. In ogni caso ha un vantaggio ragguardevole, che non lo metterà magari al riparo da possibili rovesci, peràò gli consentirà di gestire la corsa con qualche certezza in più.
In ogni caso, gli altri saranno costretti a darsi da fare per ridurre il gap che li separa dal vertice della generale. Il discorso non vale solo per Nibali e Yates, ma anche per Miguel Angel Lopez, Jungels, Carapaz, Majka e chi avrà voglia (e forza) fino alla fine di provare un ribaltone che, a questo punto, avrebbe anche del clamoroso.
Conti, intanto, si gode la sua maglia rosa e guarda tutti dall’altro, come non avveniva dal 2016, quando a Torino lo Squalo Nibali mise le mani sul secondo Giro d’Italia della propria carriera. Sono certi dettagli che alla fine possono fare la differenza...