Totti lascia la Roma: «Oggi potevo anche morire, era meglio»
«Oggi potevo anche morire, era meglio». Nel 2001 Francesco Totti, a Roma, imprimeva il marchio indelebile con la conquista dello scudetto davanti ad uno stadio Olimpico gremito di bandiere giallorosse. Diciotto anni dopo, in un Salone d’Onore del Coni stracolmo di giornalisti e anche di ex compagni (Aquilani e Candela su tutti, ndr), Totti dà l’addio alla Roma.
Il 17 giugno diventa dunque il simbolo della contraddizione giallorossa, una data che non potrà più essere solamente ricordata come un giorno glorioso e di festa: «Oggi alle 12:41 ho dato le mie dimissioni dalla As Roma - ha annunciato l’ex capitano e ora anche ex dirigente giallorosso - Speravo che questo giorno non arrivasse mai, è un giorno molto brutto e pesante però viste le condizioni credo sia stato doveroso e giusto prendere questa brusca decisione». Un’ora e venti di conferenza stampa durante la quale Totti confessa a cuore aperto come la sua avventura da dirigente giallorosso non sia mai decollata. «Non è stata colpa mia perchè non ho avuto mai la possibilità di esprimermi - lo sfogo dell’ex numero dieci giallorosso - non mi hanno mai coinvolto nel progetto tecnico. Sapevano le mie intenzioni, la mia voglia di dare tanto a questa squadra e a questa società. Ma mi tenevano fuori da tutto».
È un addio amaro quello di Totti che non punta il dito contro nessuno in particolare, ma lascia intendere come «l’ultima parola spettava sempre laggiù, a Londra. Ci sono tante persone che mettono bocca su tante cose e che fanno solo casini e danni, ognuno dovrebbe fare solamente il suo» con chiaro riferimento alla figura di Franco Baldini. E alla domanda se si fosse sentito tradito da qualcuno in particolare Totti risponde così: «Qualcuno mi ha pugnalato ma non farò mai il nome. A Trigoria ci sono persone che fanno il male della Roma, Pallotta tante cose non lo sa e lui si fida solamente di quelle persone, ma a Boston arriverà un decimo di verità».
Francesco non ha mai digerito il fatto di essere solamente «una figurina» ma voleva incidere sul lato tecnico della società, cosa che invece non è mai avvenuta: «Non sono mai stato reso partecipe - ha sottolineato Totti - Come se mi volessero accantonare da tutto, io ho cercato in tutti i modi di mettermi a disposizione e di cercare di portare qualcosa in più a questa società. Non sono andato a Londra perché mi hanno avvertito due giorni prima, l’allenatore era già deciso e io a Londra che vado a fare? Avevano già deciso tutto», il riferimento al vertice con Paulo Fonseca.
Il discorso allenatore è stato un punto centrale che ha fatto maturare la decisione definitiva dell’icona romanista. «Non ho scelto Fonseca. L’unico allenatore che ho sentito, insieme al Ceo Guido Fienga, è stato Antonio Conte - ha affermato con sicurezza Totti - Mihajlovic, De Zerbi, Gasperini e Gattuso non li ho mai chiamati e non gli ho mai mandato un messaggio. Il resto è tutta fantascienza. Mi fanno passare per quello che ha chiamato tutti, ma io per stupido non ci passo». Trasparenza e verità sono le parole più ripetute dal «Pupone» in conferenza stampa, come a volersi dissociare da quella che invece è la politica societaria.
«Bisogna essere trasparenti con i tifosi, io ho sempre detto ad alcuni dirigenti che alla gente bisogna dire la verità, anche se è brutta ma bisogna dirla - ha rimarcato Totti - Quando sei trasparente e dici la verità nessuno ti può dire niente, sei inattaccabile. E io sono abituato a dire la verità, non posso stare qua dentro». Nei confronti del presidente Pallotta Totti non nutre rancore ma gli imputa il fatto di essere lontano da Roma: «Il presidente deve essere più sul posto, perchè quando i giocatori vedono il capo stanno sull’attenti, dal primo all’ultimo. Quando non c’è il capo fanno tutti come gli pare».
L’addio di Totti si somma, un mese dopo, a quello di Daniele De Rossi. Una separazione che, secondo l’ex dirigente romanista, doveva essere gestita in un altro modo: «Già da settembre dissi ad alcuni dirigenti che bisognava dirglielo subito perchè lui è il capitano della Roma e va rispettato, è una bandiera. E il problema infatti è arrivato, come è successo con me. Non riesco a capire se questa cosa è voluta o perchè non ci pensano perché se è voluta è brutta». Un’avventura, quella di Totti alla Roma, durata 30 anni e che rischia di lasciare degli strascichi importanti a livello ambientale anche se Francesco sarà sempre il primo tifoso giallorosso: «Per alcune partite verrò allo stadio, perchè non dovrei. Può darsi che vado anche in Curva Sud insieme a De Rossi». Sul futuro Totti non esclude nessuna ipotesi e ragiona da direttore tecnico: «Ho ricevuto un’offerta da una squadra italiana, stamattina - ha rivelato l’ex numero dieci della Roma - Io prendo tutto in considerazione, adesso sono libero».
Anche se «quando ti stacchi dalla mamma è dura». E oggi mamma Roma non ha più il figlio più amato con sè: Francesco Totti ha detto addio. Anzi, arrivederci.