Morata shock: "Minacce di morte a me e ai miei figli"
Il centravanti della Juventus si sfoga con i giornalisti spagnoli
MADRID. "Sono stato nove ore senza dormire dopo la Polonia. Ho ricevuto minacce, insulti alla famiglia, speriamo che muoiano i tuoi figli… Però sto bene, forse qualche anno fa sarei stato molto peggio". E' un lungo sfogo, più che un'intervista, quella di Alvaro Morata con l'emittente 'Cadena Cope', riportata anche dall'edizione online del quotidiano sportivo 'Marca'.
L'attaccante della Spagna, nel mirino della critica del suo paese per le prestazioni a Euro 2020, ammette che finora forse non ha giocato al top, ma certe cose sono comunque intollerabili. "Forse non ho fatto il mio lavoro come dovrei - le parole di Morata -, e capisco che mi si critichi perché non ho segnato, ma la gente dovrebbe mettersi al mio posto, capire cosa significhi ricevere minacce, che ti dicano che i tuoi figli devono morire. Quando succederà qualche tragedia, diranno che era un bravo ragazzo".
Poi l'attaccante continua nel suo sfogo: "Io quando arrivo in albergo metto via il telefono, ma la cosa che mi infastidisce è che dicano queste cose a mia moglie e ai miei figli allo stadio". "La gente mi fischia perché dà retta a ciò che sente - dice ancora Morata -, però io quando gioco ce la metto tutta, e do la vita per la nazionale. Se contro la Svezia o Polonia avessimo vinto 3-0 la stadio avrebbe fatto la 'ola'. Ogni cosa che dico viene interpretata male. Vorrei che la gente si mettesse nei miei panni".
Una battuta sul rigore sbagliato contro la Slovacchia. "Sono davvero orgoglioso di aver tirato un rigore dopo che mi avevano fischiato. Ho visto che nessuno andava a prendersi il pallone, allora mi sono fatto avanti io e l'ho tirato. Andate a vedere se qualcun altro voleva farlo, intorno a me si era fatto il vuoto".
In ogni caso, secondo Morata, può aiutare anche confrontarsi con uno psicologo. "Lo specialista che abbiamo in nazionale ci aiuta molto -. dice -. È ottimo avere una persona che ti ascolta ogni volta che ne hai bisogno. Anche per la paura di volare? I miei compagni mi prendono in giro per questo, ma per fortuna posso parlarne con lui".