Sciabola azzurra d’argento con l’highlander Aldo Montano
Solo la Corea ferma la favola dei ragazzi della scherma e del livornese arrivato alla sua quinta olimpiade. Che forse non si fermerà qui, anche se ha già 43 anni: «Parigi 2024? Chissà...»
TOKYO. Un finale che ormai sembra scritto: prima l'illusione, la finale e poi la grande delusione che guasta un po' il piacere della festa. Arriva dalla sciabola azzurra la quindicesima medaglia da quando sono iniziate le Olimpiadi di Tokyo 2020. Ma ancora una volta è un argento e per quell'oro (finora l'unico l'ha vinto Dell'Aquila il primo giorno) bisognerà cercare altrove.
Sta diventando un proprio e vero tabù, per l'Italia Team, che poteva sperare in una medaglia di Ganna nella crono e invece ha pagato dazio al percorso non adatto al suo cronoman di punta, e puntava decisamente a medaglie prezioso nel canottaggio ma e' incappata nella prima positività al Covid e in un “impiantata” dell'armo per il quattro di coppia.
L'argento della sciabola a squadre è però anche l'incredibile storia dell'highlander olimpico Aldo Montano: una famiglia di schermidori, dal nonno in giù, 43 anni, cinque Olimpiadi disputate e oggi in pedana al posto dell'infortunato Samele per dare la scossa ai compagni. Ci è riuscito in semifinale, impossibile ripetersi in finale contro la Corea, dominatrice dei 9 assalti.
«Oggi la medaglia d'oro non era proprio prevista», ammette il presidente della Federazione italiana scherma Paolo Azzi. «Ha vinto la squadra più forte - ha proseguito - è stata una giornata sull'otto volante. Con il capolavoro in semifinale con l'Ungheria dove il congedo di Aldo è stato qualcosa che ricorderemo».
Aldo Montano aveva cominciato da Atene 2004 proprio con un argento a squadre nella sciabola (oltre all'oro individuale) e dopo 17 anni si ritrova a congedarsi con un altro argento a squadre. «Mi è mancato l'oro a squadre…», ammette un po' piccato per un finale dolce-amaro che però, se glielo avessero anticipato prima di partire per il Giappone non avrebbe avuto dubbi su come rispondere: «Chiudere così? Ci avrei messo la firma, certo, è meraviglioso», ammette lo sciabolatore azzurro. «Va bene così, è giusto fermarci qui dopo 17 anni di carriera che per me è stata più che altro una vita».
Destino comune a un'altra grandissima campionessa come Federica Pellegrini, che oggi si è congedata con un settimo posto nel suo ultimo 200: «È una ruota che gira per tutti, quella sportiva è rapida, velocissima e anche cinica», dice Montano.
Accanto a lui, è Berrè a lanciare lo slogan azzurro: «Questo è un argento conquistato, non un oro perso». Per Montano, la soddisfazione di aver contribuito alla vittoria sull'Iran in semifinale a causa dell'infortunio di Luigi Samele a metà gara: «Ho aspettato tanto, un anno in più, ma sono stato ripagato. È stato un anno complicato, oggi la gioia di essere arrivato in finale e dato un contributo a questa medaglia».
La giornata era iniziata con l'impresa sull'Iran, con gli asiatici costantemente sopra fino alla prima rimonta di giornata. Ma l'impresa davvero eccezionale è arrivata prima dell'ora di pranzo giapponese, nel superclassico della scherma mondiale contro l'Ungheria. Protagonista, questa volta è stato proprio lui, Montano, chiamato in causa per l'infortunio di Samele, che ha risposto con una prestazione da fanciullo vincendo due assalti su due in attacco e permettendo agli azzurri di restare aggrappati a un match che sembrava perso: dal 25-30 al 32-35. Poi il romano Enrico Berrè che ha portato gli azzurri in vantaggio 40-39 prima dell'ultimo assalto, che viene portato a casa dall'ottimo Luca Curatoli in un autentico capolavoro contro lo sciabolatore olimpionico Szilagy in un parziale di 5-4.
Contro gli esaltati coreani invece in finale non c'è stata storia: il 45-26 per loro non ammette scusanti. Nel pomeriggio, lo stesso Montano aveva scherzato: «Sì, forse a questo punto continuo fino a Parigi, ma devo togliere il posto a Farinelli (stimato armiere azzurro, ndr)», poi si è fatto serio: «Nel mio futuro cosa c'è? Tante idee, tante cose, una famiglia da accudire. Vediamo, tante idee in ballo».
E chissà, a 43 anni, magari anche un ripensamento. Il posto per uno come lui, la sciabola azzurra lo trova sempre.