Ciclisti investiti in gara dalla nonna in auto: «Uno schianto tremendo, potevamo morire»
Parla Filippo Calliari, di Besenello, ferito dalla donna che non si è fermata al divieto perché «dovevo andare a messa», e poteva fare un strage di corridori
ROVERETO. «Avevamo appena scollinato e imboccato la discesa quando, sulla curva, ci siamo schiantati contro la macchina che saliva, e che non doveva esserci. Io ero terzo, e i primi due l'hanno centrata: uno ha preso il finestrino, l'altro il cofano. Io ero subito dietro, non ho avuto nemmeno il tempo di toccare i freni, ci sono finito contro».
Sono stati attimi drammatici quelli vissuti da Filippo Calliari - 33 anni di Besenello tesserato per la società Asd Garda Scott Matergia di Lonato (Brescia) - alla granfondo ciclistica «Sportful Dolomiti Race» che si è corsa domenica sulle Dolomiti bellunesi.
Quasi quattromila ciclisti che hano scelto di partecipare ad una delle gare più dure d'Europa. Erano le 8.30 e la strada era ovviamente chiusa. Un'ottantenne di Rivamonte, nell'Agordino, se n'è però infischiata dell'alt degli organizzatori ed ha tirato dritto per la sua strada al volante della Peugeot 206, incurante della marea di corridori in arrivo. «Devo andare a messa, sono in ritardo», si è limitata a dire a chi ha provato a fermarla. E così, qualche centinaio di metri dopo, si è trovata davanti i ciclisti lanciati e l'impatto è stato terribile.
«É incredibile quanto successo. - racconta Filippo, portato all'ospedale di Agordo ed ora allettato a casa sua - Anche perché la vecchietta non sapeva cosa fare. Per dire, siamo stati noi ciclisti a tirare fuori il triangolo dalla macchina e a collocarlo prima della curva, altrimenti si sarebbero schiantati altri concorrenti. So, ma perché me l'hanno detto dopo, che un'altra ventina di iscritti sono finiti a terra ma fortunatamente senza gravi conseguenze e hanno potuto riprendere la gara».
Quello che non ha potuto fare Filippo. «No, e nemmeno gli altri altri due (uno è il campione toscano Stefano Cecchini, l'altro un cicloamatore irlandese, ndr). Noi tre siamo finiti all'ospedale. Il primo è stato portato a Belluno in elicottero mentre io con l'ambulanza all'ospedale di Agordo».I soccorsi, però, non sono stati immediati. «Abbiamo chiamato noi il 112, un mio compagno di squadra che si è fermato in tempo e ci ha visti a terra; ha dato subito l'allarme».
Le botte e il dolore, ovviamente, si sono fatti sentire. «Altroché! Adesso per fortuna sto meglio. Anzi, diciamo che dei tre investiti sono quello che ha avuto conseguenze minori. Però ho riportato una lussazione alla spalla, varie botte alle costole e mi hanno dato punti di sutura sul gomito e sula spalla, tagli prodotti dal vetro dell'auto. Devo tenere il tutore per 4-5 giorni, poi provare a muovermi senza se non sento male e quindi fisioterapia».
Senza contare, ma questo è l'aspetto assolutamente secondario, la bici rotta e le ruote deformate dall'impatto violento. «E pensare che non eravamo ancora veloci: avevamo appena scollinato e stavamo pedalando ai 40 all'ora, però la macchina era veloce e lo scontro è stato drammatico. Mi sono preso un grande spavento. Ci siamo finiti dentro secchi. Mi dispiace perché pensavo di arrivare tra i primi cinque, invece...».
In quel momento, tra l'altro, non si pensa minimamente ad un ostacolo del genere. «No, per niente. In una Granfondo con quattromila ciclisti uno non si aspetta di trovarsi una macchina sul percorso. In altre gare, invece, c'è promiscuità e quindi stai attento perché sai che arrivano delle vetture ma domenica no, non ci pensi. Tra l'altro era mattina presto e la gara di fatto era appena iniziata. In quel momento, alla Forcella Franche, eravamo un bel gruppo di cinquanta persone, numerosi, e nessuno si aspettava mezzi sulla strada».
L'allarme, come detto, l'hanno lanciato gli stessi corridori. «Si sono fermati in molti. Un mio compagno di squadra ha chiamato col cellulare i soccorritori, altri hanno provato a capire la situazione e ad avvisare chi veniva da dietro».
E l'automobilista? «La vecchietta non sapeva cosa fare, come ho detto prima. Qualcuno ha preso il triangolo dal bagagliaio e l'ha montato in bella vista prima della curva. La signora ha detto che l'hanno fermata ma che, visto che era mattina presto, pensava di riuscire ad arrivare prima dei ciclisti e che invece noi siamo arrivati troppo presto».