Android e la concorrenza Google si difende alla Ue
«Android non ha danneggiato la concorrenza, al contrario l’ha accresciuta» perché ha dato agli sviluppatori di app un sistema «stabile e coerente» per lavorare, e inoltre ha sempre dato ai produttori di smartphone piena libertà di preinstallare le sue app oppure no.
È questa la difesa che Google presenterà domani alla Commissione Ue, che la accusa di ingabbiare consumatori e produttori nel suo Android, tenendo fuori la concorrenza.
La posizione, riassunta dal vicepresidente Kent Walker in un post sul blog di Google, respinge punto per punto tutte le accuse che Bruxelles aveva formulato ad aprile scorso: dall’aver chiuso la via di accesso al mercato ai produttori rivali di app, alla restrizione della scelta per i consumatori, che si trovano già le sue app nei telefoni che comprano.
Per prima cosa, spiega Walker, «il caso della Commissione è basato sull’idea che Android non competa con Apple. Non la vediamo così e crediamo che non la vedano così nemmeno Apple o i produttori di telefoni o gli sviluppatori. Neppure gli utenti».
E dal momento che il suo diretto concorrente è l’iPhone di Apple, che è un sistema chiuso e pre-installa l’intero pacchetto di sue app, Google deve trovare il modo di far arrivare ai consumatori le sue.
Per questo stringe accordi, a volte con la condivisione dei ricavi, con i produttori di smartphone: «La Commissione sostiene che non dovremmo offrire alcuna app di Google come parte di una suite.
Nessun produttore è obbligato a pre-installare alcuna app di Google su un telefono Android, ma offriamo ai produttori una suite di app in modo che quando acquistate un nuovo telefono possiate accedere a un insieme già noto di servizi di base», spiega Walker, ricordando che l’iPhone di Apple o il Windows Phone di Microsoft «non solo fanno lo stesso, ma consentono anche una possibilità di scelta di gran lunga inferiore sulle app di cui sono dotati i loro telefoni».
Su Android, «le app di Google tipicamente sono meno di un terzo delle app preinstallate sul dispositivo e il consumatore può disabilitare ognuna delle nostre app in qualsiasi momento».
Inoltre, gli operatori telefonici o gli stessi produttori possono pre-installare app concorrenti.
Walker rivendica l’utilità di un sistema open source, come Android, per la concorrenza e l’innovazione. Ma un sistema aperto è per definizione soggetto a frammentazione, perchè «chiunque può modificare il tuo codice».
Per garantire che ci sia una versione «comune e coerente del sistema operativo», l’azienda lavora con i produttori di hardware «per creare un livello minimo di compatibilità tra i dispositivi Android».
È per questo che stringe con loro accordi volontari nei quali si impegnano a modificare il sistema solo fino ad un certo punto.
Per Google, consentire di modificare tutto porterebbe ad una frammentazione eccessiva e quindi al danneggiamento dell’open source, con «un messaggio non intenzionale a favore delle piattaforme chiuse rispetto a quelle aperte». E quindi «minore innovazione, minore scelta, minore competizione e prezzi più alti».