Accusato di una rapina e scagionato da Facebook
Scagionato, e rapidamente tornato in libertà, anche grazie a Facebook. È quanto accaduto a Gdaida Atif, tunisino di venticinque anni, arrestato a fine gennaio insieme ad un connazionale con l’imputazione di rapina.
L’accusa era di aver derubato un quarantatreenne degli Emirati Arabi che da qualche tempo risiedeva in città pernottando alla Bonomelli. Era stata la vittima a raccontare l’accaduto alla polizia, spiegando come il 7 gennaio scorso, in piazza della Portela, fosse stato avvicinato da due giovani che gli avevano proposto l’acquisto di droga.
Di fronte al suo rifiuto, i due avrebbero finto di allontanarsi, aggredendo poi però l’emiratino con dello spray urticante. Stordito, il quarantatreenne era stato poi gettato a terra ed era stato derubato del portafoglio, contenente un centinaio di euro, e del telefono cellulare.
L’arresto era scattato dopo che la vittima della rapina aveva riconosciuto sulle foto segnaletiche i presunti rapinatori. Ma in carcere al suo difensore, l’avvocato Luna Panteca, Gdaida Atif ha detto di non aver preso parte all’aggressione. Ripeteva di essere del tutto estraneo ai fatti. Dopo aver visto le immagini, depositate agli atti, delle telecamere di sicurezza che avevano ripreso la rapina, Gdaida Atif è stato in grado di identificare quello che per la difesa è il vero rapinatore.
L’avvocato ha trovato, attraverso Facebook, fotografie del presunto responsabile. In effetti questo soggetto assomiglia molto all’uomo ripreso dalla telecamera di sicurezza ed erroneamente identificato come Gdaida Atif. L’errore è stato commesso dalla vittima della rapina che tra le foto segnaletiche aveva riconosciuto i 25enne tunisino benché anche l’uomo indicato ora dalla difesa come il reale rapinatore fosse anche lui presente tra le foto segnaletiche.
Gdaida Atif è stato dunque scarcerato, ma a questo punto sarà difficile che il reale responsabile possa essere condannato visto che il testimone oculare, principale fonte di prova a carico, è poco attendibile.