Anche denti e gioielli con la stampante 3D
La MeccatroniCore di Spini di Gardolo «vola» sulle ali del polimerizzatore BbCure, ovvero una specie forno industriale che «asciuga» le resine in una determinata forma consentendo di ottenere il prodotto finito a seguito della lavorazione con la stampante 3D. Nata nel 2013, in soli cinque anni la ditta ha raggiunto un fatturato annuo di 750mila euro ed è sbarcata sui mercati italiano ed europeo, canadese ed australiano, fino a raggiungere gli Emirati Arabi. Insomma, una crescita a dir poco esponenziale. E questo, appunto, grazie al polimerizzatore di resine BbCure impiegato soprattutto nei settori dentistico e di gioielleria come tecnologia di «post lavorazione».
«Abbiamo presentato il nostro polimerizzatore di resine un paio d’anni fa. E lo scorso anno abbiamo raggiunto l’apice in quanto a regime di vendite, con una stupefacente triplicazione del fatturato. Da impresa «neonata» stavamo crescendo piano piano. Poi il boom».
Sono le parole di uno dei due titolari, Sergio Giuffrida , siciliano d’origine. Che insieme al trentino Fiorenzo Zeni ha fondato la MeccatroniCore con sede a Spini di Gardolo. E non si tratta di una start up creata da giovani «avvezzi» alla tecnologia: sia Sergio che Fiorenzo hanno più di quarant’anni. «Possiamo definirci una «vecchia» generazione che si è saputa rigenerare - commenta Giuffrida - Nel 2013 fondammo la MeccatroniCore in quattro soci: lavoravamo tutti presso una ditta che produceva cucine industriali per la ristorazione. Mossi dal desiderio imprenditoriale di creare qualcosa di nostro, decidemmo di dare vita all’azienda orientandoci verso la produzione di stampanti 3D. Dal 2015 siamo solo io e Fiorenzo».
Insomma, i primi passi nel mondo delle stampanti 3D (settore che la MeccatroniCore non ha abbandonato). E poi l’esplosione grazie al polimerizzatore di resine. «Il quale viene impiegato dai dentisti per produrre provvisori che stanno in bocca per 24 ore, modelli dentali oppure apparecchi odontotecnici per adulti e bambini». Nel campo della gioielleria, invece, il polimerizzatore va a sostituirsi alla tecnica della «cera persa»: oggi è il «forno industriale» a stampare gli «stampi» in resina. Che poi al contatto con l’oro si fondono permettendo al metallo di assumere la forma dei prodotti in resina.
Un settore, quindi, che ha davvero grandi margini di crescita. Tanto da investirci e scommetterci anche per il 2018. Proprio in questi giorni, infatti, la MeccatroniCore è presente alla Mecspe, la fiera di riferimento per l’industria manifatturiera, con una nuova proposta. «In questi giorni presentiamo - racconta - una gamma completa di attrezzature per la polimerizzazione di resine. Con una marcia tecnologica aggiuntiva».
Ma le tendenze future della MeccatroniCore non vanno solamente nella direzione dei polimerizzatori. Le stampanti 3D non vengono certo abbandonate. «Sin dall’inizio della nostra attività abbiamo progettato e prodotto stampanti 3D di alta fascia professionale. Si tratta di strumenti di lavoro molto costosi: l’investimento di una ditta o di uno studio per l’acquisto di una stampante 3D può raggiungere anche i 100mila euro - afferma Giuffrida - Per questo stiamo sviluppando un progetto che consenta di ridurre del 60% il prezzo di vendita di queste tecnologie». Va precisato che le imprese che acquistano uno di questi strumenti producono, di norma, componenti meccanici che hanno bisogno di una fase di prototipazione prima di entrare in produzione.
Infine, la MeccatroniCore si sta occupando in sinergia con un’officina ortopedica di Udine della produzione di protesi e busti ortopedici. «I prodotti hanno già superato la fase di validazione medica - conclude Giuffrida - e siamo già alla fase di produzione dei primi componenti personalizzati per i pazienti».