Strani oggetti nel cuore della nostra galassia: bolle di gas nel buco nero

Strani oggetti cosmici orbitano intorno al gigantesco buco nero che si trova al centro della Via Lattea, Sagittarius A*. Sono bolle di gas e polvere che si comportano come stelle e sono descritti sulla rivista Nature nello studio coordinato dall'astrofisica italiana Anna Ciurlo, dell’Università della California a Los Angeles (Ucla).

Erano già noti due oggetti simili nel cuore della Via Lattea e adesso, grazie ad anni di analisi condotte con l’Osservatorio Keck alle Hawaii, i ricercatori ne hanno scoperti altri 4. "Avere scoperto altri 4 oggetti indica che non si tratta di eventi rari o unici", ha detto Ciurlo all'ANSA. "Questi oggetti - ha aggiunto - sono strani perché appaiono come palle di gas e polvere, ma si comportano come stelle. Ci siamo, quindi, chiesti che cosa potesse produrre tutto quel materiale che nasconde la stella. La nostra ipotesi - ha proseguito  - è che si tratti del prodotto della fusione di stelle binarie, formate cioè da due compagne che ruotano l’una attorno all’altra". Un fenomeno, questo, che avverrebbe sotto l’influenza del buco nero.


Ricostruzione delle orbite degli strani oggetti cosmici nel centro della Via Lattea (fonte: Anna Ciurlo, Tuan Do/UCLA Galactic Center Group)

 

Il centro della Via Lattea ha una densità di stelle un miliardo di volte superiore rispetto a quella riscontrata nelle regioni periferiche e lì  "due stelle binarie possono trovarsi abbastanza vicine da strapparsi della materia l’una con l’altra, fino a fondersi in una nuova stella circondata da polvere e gas. Questo processo - ha detto ancora la ricercatrice - può accadere ovunque nella galassia, ma la presenza del buco nero lo rende molto più probabile”.

L’enorme attrazione gravitazionale del buco nero, che divora ogni cosa capiti nelle sue vicinanze, compresa la luce, "distorce infatti questi oggetti, strappando loro materia e provocando l’emissione di un’intensa radiazione", ha rilevato Ciurlo. “Studiare questi oggetti è importante perché - ha concluso - può aiutarci a capire meglio questa zona complicata e affascinante della nostra galassia”.

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