Starlink, Battiston: “Così si mette la sicurezza nelle mani di Elon Musk”
La preoccupazione del fisico, già presidente dell’Agenzia Spaziale italiana: “La protezione delle informazioni riservate di governo ed esercito è evidentemente interesse primario per la nostra democrazia”
TRENTO. Le maggiori agenzie di stampa confermano, così come il diretto interessato Elon Musk, mentre la premier Giorgia Meloni prende tempo e ridimensiona, ed il ministro della difesa Crosetto ne fa un tema di efficienza tecnologica. Sul piatto un accordo da 1,5 miliardi di euro con il multimiliardario proprietario di Space X per garantire all'Italia la fornitura per cinque anni di servizi avanzati di sicurezza nelle telecomunicazioni, attraverso la rete satellitare Starlink, di proprietà dello stesso Musk.
In pratica, le reti telefoniche ed i servizi internet del Governo, le comunicazioni militari ed i servizi satellitari per le emergenze, tutto passerebbe attraverso le reti criptate del sistema Starlink di proprietà di Musk.
Roberto Battiston, fisico italiano tra i più apprezzati e già presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana, è un esperto del campo e non nasconde una certa sana preoccupazione davanti uno scenario, anche geopolitico, in rapida evoluzione.
Professor Battiston, cos'è esattamente Starlink?
È un sistema di satelliti lanciato nello spazio da Musk a partire dal 2019 e che ora garantisce copertura e connettività globale. Sono già circa 7000, ma il multimiliardario che sta al fianco di Trump ha in programma di posizionarne in orbite relativamente basse circa trentamila, per un costo stimato di circa dieci miliardi di dollari. I servizi di abbonamento sono già disponibili in buona parte del mondo.
L'Italia ne ha bisogno?
L'Italia investe molto nello spazio, sia a livello nazionale che europeo. Può contare su satelliti geostazionari dedicati alle connessioni sicure, la serie Sicral, e nel 2026 è previsto il lancio del Sicral-3. Sono però più "lenti": essendo satelliti geostazionari il segnale ci mette più tempo a percorrere la distanza che li separa dalla Terra, hanno una latenza di circa 500 ms, 10 volte più alta che nel caso delle connessioni in fibra. La questione a questo punto, non è però se la tecnologia di Starlink sia migliore o meno, ma quanto questa decisione ci separi da una strategia europea, e quanto possa essere realizzato ricorrendo a competenze nazionali. La questione è semplice: se si acquistano servizi così critici da altri paesi, si finisce per fare gli interessi politici ed economici di questi ultimi.
Cosa c'entra la politica?
È indubbio che la ditta di Musk abbia realizzato un prodotto di qualità con la giusta combinazione di aggressività e tecnologia: tuttavia una cosa è vederlo misurarsi all'interno del contesto americano, dove è già attivo Starshield, sistema militare legato a Starlink che si occupa delle comunicazioni con esercito, aeronautica, guardia costiera. Altra cosa è averci a che fare in quanto clienti stranieri sia pure a livello di governo. Musk ci ha abituato a decisioni improvvise, come in esempio in Ucraina (nel corso del conflitto con la Russia), prima sostenuta con Starlink e poi abbandonata.
E l'Italia?
Trump ha accolto Meloni con grande entusiasmo. Per quanto riguarda il contratto, abbiamo però a che fare, per esplicita ammissione, con il nucleo delle informazioni di sicurezza di governo e difesa.
Chi garantisce?
Il ministro Crosetto sostiene che non ci sono alternative, perché Starlink è più efficace di Sicral. Le implicazioni geopolitiche di questa scelta tuttavia sono enormi.
Non la sorprende il pressing su Meloni?
In Europa, soprattutto dopo l'uscita della Gran Bretagna, se l'Italia cambia la sua posizione nei confronti di strategie comuni, cambia tutto.
C'è la volontà di frammentare l'Europa?
Quando l'Europa si mette in gioco, lo sa fare molto bene. Ha dimostrato capacità incredibili: il sistema Galileo è considerato il miglior sistema Gps del mondo, anche la qualità dei prodotti di Copernicus per l'osservazione della terra sono riferimento a livello mondiale. Ora che si inizia a parlare di Difesa comune europea dovremmo forse privilegiare una strategia comune come il sistema europeo per le comunicazioni sicure Iris2, in fase di realizzazione. Altrimenti non lamentiamoci dell'inefficienza legata al fatto di andare ciascuno per la sua strada. Se crediamo nell'Europa dobbiamo valutare con molta cautela l'acquisto di servizi strategici da fornitori non europei.
Cosa non abbiamo fatto? E cosa possiamo fare?
Abbiamo visto arrivare Starlink e abbiamo perso tempo; come Europa è evidente che siamo in ritardo, ma se non si parte non si arriva mai. Certo, da una parte c'è un tecnocrate, uomo solo al comando, e dall'altra 27 stati membri: è così che funziona l'Europa, ma è così che può dare risultati. Ricordate lo scandalo Echelon? Si scoprì l'esistenza di un sistema segreto anglo-americano che permetteva l' accesso alle informazioni riservate dei paesi europei. L' accesso alle informazioni riservate dei governi interessa tutti e deve essere valutato con estrema attenzione: dipendere da terzi è un po' come dare una pistola carica in mano a qualcuno che non controlliamo.
Ma Musk fa davvero tutto quello che vuole?
Dal punto di vista tecnico, Musk si era proposto obiettivi ambiziosi e sfidanti e li ha raggiunti. Chapeau! Rappresenta però una ideologia molto particolare e potenzialmente pericolosa in cui il potere deve andare a chi possiede la tecnologia, Suo nonno Joshua Haldeman era un esponente di Tecnocracy movimento ultraconservatore che si sviluppò negli anni '30 nel Nord America. La tecnologia che si sta sviluppando negli ultimi decenni, tra intelligenza artificiale e innovazioni in ogni settore, apre a sviluppi incredibili ma anche a grandi rischi. In questo momento Musk si trova in una posizione assolutamente privilegiata ma come la sfrutterà? Siamo abituati a considerare la democrazia come un equilibrio di poteri: esistono oggi attori negli Usa che hanno un potere economico stratosferico, alcuni dei quali avranno incarichi di governo nell'amministrazione Trump: una situazione assolutamente nuova.Gli Stati Uniti, pur in un mercato liberale, nel passato avevano ben presente e hanno saputo gestire il rischio dei monopoli. Nel caso delle GAFAM (i colossi dell'high tech) questa capacità è venuta meno e ora avremo una dozzina di miliardari nella stanza dei bottoni, Difficile definire dal punto di vista politico questa situazione assolutamente inedita, ma potenzialmente pericolosa.
A questo punto, che fare?
Non credo che firmando il contratto con Musk l'Italia difenda i propri interessi, né quelli della sua industria nazionale, né quelli dell'Europa. Le scorciatoie nel lungo termine non pagano. Rimbocchiamoci le maniche, diventiamo leader di un processo che trasformi questa sfida in un altro grande risultato europeo. Muoversi con cautela pare d'obbligo: Trump è stato sempre molto esplicito nelle sue intenzioni nei confronti dell'Europa. La protezione delle informazioni riservate di governo ed esercito è evidentemente interesse primario per la nostra democrazia.