Lavis, centro commerciale: un coro di no alle Masere
Era prevedibile che, essendo organizzato da un partito politico (il Pd), gli amministratori se ne guardassero bene di partecipare al dibattito sul centro commerciale delle Masere. Dibattito al quale ha preso parte anche l'assessore provinciale Alessandro Olivi, rispondendo alle domande di una platea piuttosto scarsa: appena una quarantina di persone
Era prevedibile che, essendo organizzato da un partito politico (il Pd), gli amministratori se ne guardassero bene di partecipare al dibattito sul centro commerciale delle Masere. Dibattito al quale ha preso parte anche l'assessore provinciale Alessandro Olivi, rispondendo alle domande di una platea piuttosto scarsa: appena una quarantina di persone. Olivi ha illustrato i contenuti della riforma che disciplina la nascita dei grandi insediamenti commerciali, richiamando gli amministratori al loro compito di una pianificazione delle attività economiche collocata nel Ptc (il Piano territoriale di Comunità), nell'ottica di un modello di sviluppo del territorio. Riguardo le Masere, Olivi ha detto che nessuno può vietare l'insediamento di attività commerciali su quell'area, ma la Provincia impone di cambiare il format dei nuovi insediamenti: serve una progettazione commerciale e non una progettazione edilizia. Basta, insomma, con i cubi di cemento semivuoti costruiti in periferia, come il caso delle Masere: «La riforma non dice no ai centri commerciali - ha spiegato l'assessore - ma offre lo spunto per cambiare filosofia. Prima di costruire un centro commerciale è necessaria la pianificazione delle attività che saranno inserite». Olivi ha poi ricordato come nelle grandi città d'Europa i centri commerciali sono stati insediati nei centri storici. Quindi la riforma è anche un'opportunità per la valorizzazione dei centri storici. Inoltre, come ha informato il sindacalista della Uil Walter Larcher , in Italia i centri commerciali tradizionali stanno sempre più perdendo la fidelizzazione dei consumatori; gli incassi vanno a picco, i negozi chiudono e si perdono migliaia di posti di lavoro. Fanno testo anche le recenti chiusure nei centri commerciali di Trento. La sfida, secondo Larcher, sta proprio nell'applicare la riforma: «Non possiamo dire che non vogliamo più i centri commerciali. Io dico: sediamoci attorno a un tavolo con la proprietà per confrontarci sull'utilizzo di quell'area, con la flessibilità consentita dalla riforma, nel contesto di un piano di sviluppo che possa essere condiviso da tutti».
Maurizio Carpi , il referente dei commercianti di Lavis, è il primo ad intonare il coro di no per il centro alle Masere: «Se la costruzione di quel megastore non è partita, dobbiamo dire grazie ai commercianti e agli abitanti di Lavis che si sono ribellati a quel progetto. E non ci si spiega questa ostinazione, da parte della giunta di Lavis, nel volere a tutti i costi quel centro commerciale. Una giunta che si è battuta contro l'inceneritore per il terrore dell'inquinamento. Ma sindaco e assessori, si sono chiesti quanto inquinamento porterà il centro commerciale?».
Giuliano Tait , commerciante di Mezzolombardo, ha espresso parole di apprezzamento per la proposta lanciata da Luigi La Torre , il manager di Mercatone Uno, di trasformare quell'area in un polo di aggregazione ludico-ricreativo, con discoteche, locali di intrattenimento e quella piscina che in quarant'anni non si è mai riusciti a costruire nella Rotaliana. Anche l'assessore alle attività economiche di Mezzolombardo, Maria Pia Gottardi , ha espresso la più sentita preoccupazione del suo paese: «Stiamo procedendo con l'opera di riqualificazione di tutto il nostro centro storico e continueremo a portare avanti la nostra posizione contraria al centro commerciale di Lavis». M.M.