Il testamento è falso Guerra tra nipoti
A cinque anni dalla morte di un facoltoso sessantenne della Valsugana infuria la battaglia legale per l'eredità da 2 milioni di euro. Gli ingredienti della complessa causa civile sono quelli classici: un anziano parente defunto, un'eredità milionaria, un testamento dubbio e, soprattutto, un paio di nipoti esclusi dalla divisione del «bottino». Questi ultimi hanno impugnato il testamento olografo spuntato fuori da chissà dove, un documento che il tribunale di Trento ha annullato ritenendolo un falso. Anche perché risulta scritto una settimana prima del decesso dell'anziano, quando l'uomo era ormai debilitato e non in grado di scrivere. Ora si riparte da zero
VALSUGANA - Un anziano parente defunto; un'eredità da due milioni di euro da spartire; un testamento dubbio. Sono gli ingredienti di una complessa causa civile - ancora pendente per quanto riguarda la suddivisione del patrimonio - che ha portato il Tribunale di Trento ad annullare il presunto testamento, risultato essere falso per quanto ben confezionato, e a rimettere in pista nella successione i nipoti inizialmente esclusi.
La morte del sessantenne della Bassa Valsugana, uomo dalle molte attività, risale al 2008. Il defunto non aveva né moglie né figli, ma lasciava fratelli e sorelle e soprattutto un cospicuo patrimonio fatto di campi, boschi, case sparsi per la Valsugana. Tutto da dividere in parti uguali? Niente affatto, Qualche settimana dopo la morte, una persona legata al defunto si presentò da un notaio a Levico con il testamento olografo, o presunto tale, chiedendone la pubblicazione. Erano due pagine scritte a mano con le ultime volontà del deceduto.
Il testamento escludeva alcuni nipoti, inoltre non si faceva alcun cenno alla compagna del defunto. È ovvio che chi, a sorpresa, veniva escluso dall'eredità potesse coltivare qualche dubbio su quello scritto. Ma i dubbi, sia pur legittimi, non bastano a ribaltare un testamento, soprattutto se la scrittura a prima vista appare compatibile con quella del vecchio zio.
Eppure c'erano dei dettagli che hanno fatto insospettire gli eredi esclusi. Il testamento risaliva a una settimana prima del decesso, quando l'uomo si trovava in ospedale a Borgo ed era già molto provato. Ancor più strana era la circostanza che in quegli stessi giorni lo stesso anziano malato si era rifiutato di dettare le sue ultime volontà ad un notaio che era stato fatto intervenire presso l'ospedale di Borgo con tanto di segretarie come testimoni. Insomma, sembrava che l'anziano o non volesse fare testamento o riteneva non fosse necessario perché non aveva alcuna intenzione di morire. Inoltre secondo alcuni testimoni che lo visitarono in ospedale nel giorno in cui avrebbe scritto le sue ultime volontà,l'uomo era molto debilitato. Proprio in quella data era stato sottoposto ad un intervento invasivo tanto che gli risultava difficoltoso girarsi nel letto, figuriamoci scrivere di proprio pugno un testamento di due pagine.
Ai nipoti esclusi, assistiti dall'avvocato Martina Gaiardo, rimaneva un ultimo muro da abbattere: cercare di dimostrare che le ultime volontà erano false. È stata una perizia grafologica, che ha analizzato documenti con certezza scritti dal defunto,a mettere in dubbio l'autenticità della scrittura. Grazie a tutti questi elementi la difesa dei nipoti ha presentato un atto di citazione per querela di falso. In sostanza ha chiesto al Tribunale di accertare la veridicità o meno del testamento.
Ora, a quasi cinque anni dal decesso, in questa intricata vicenda siamo giunti ad una prima, clamorosa verità: il testamento, hanno stabilito i giudici Aldo Giuliani (presidente), Anna Mantovani e Monica Attanasio sulla base di una perizia grafologica, era falso e dunque è stato annullato. Ora si riparte da zero, come se quella scrittura farlocca non fosse mai esistita. La causa dunque va avanti per la divisione del patrimonio che spetta anche ai nipoti inizialmente tagliati fuori da una mano rimasta anonima.