La pace passa pure da Roverè

L'incontro di preghiera in Vaticano per la pace in Terra Santa, fra Shimon Peres, Abu Mazen e papa Francesco, la recente visita del pontefice in Israele e in Palestina, con il suo sostare in preghiera ai «due muri», quello antichissimo «del Pianto» alla base del tempio di Salomone e quello recente che separa gli insediamenti palestinesi da quelli ebraici, ha mostrato come il mondo che ha visto la venuta di Cristo 2000 anni fa, la terra dove si incontrano le tre grandi religioni del libro e si stratificano le tradizioni delle confessioni cristiane, resti una sorgente di fede ed una sfida di verità anche oggi. Ma per dare frutti questa sfida di spiritualità, deve tradursi in una visione nuova anche di territorialità

di Franco De Battaglia

L' incontro di preghiera in Vaticano per la pace in Terra Santa, fra Shimon Peres, Abu Mazen e papa Francesco, la recente visita del pontefice in Israele e in Palestina, con il suo sostare in preghiera ai «due muri», quello antichissimo «del Pianto» alla base del tempio di Salomone e quello recente che separa gli insediamenti palestinesi da quelli ebraici, ha mostrato come il mondo che ha visto la venuta di Cristo 2000 anni fa, la terra dove si incontrano le tre grandi religioni del libro e si stratificano le tradizioni delle confessioni cristiane, resti una sorgente di fede ed una sfida di verità anche oggi. Ma per dare frutti questa sfida di spiritualità, deve tradursi in una visione nuova anche di territorialità. La «terra santa» deve diventare una «patria comune» per tutti gli uomini di buona volontà, una nuova terra promessa dove chi la visita possa attingere ispirazioni ed energie.

 

La pace del mondo passa da questo incrocio di destini, umani e divini a un tempo, non a caso sempre più visitati e percorsi da folle di pellegrini, ma anche «usurati» da presenze,  passaggi, visitazioni. Eppure è essenziale che la ricerca di fede resti ancorata ai «luoghi» e non si traduca solo in una speculazione teologica.


Quanto i luoghi, «questi luoghi», siano importanti lo si deduce dalle eredità che intere generazioni di uomini di preghiera vi hanno lasciato. Il primo fu san Francesco, che venne a parlare di pace mentre imperversava la violenza delle guerre crociate. E ancora oggi i suoi frati, i Francescani, risiedono a Gerusalemme, a Betlemme, a Cafarnao… «custodi» dei luoghi percorsi da Cristo. L'ultima presenza in ordine di tempo è stata invece quella del cardinale Carlo Maria Martini che vi ha lasciato una sua estrema testimonianza nelle indimenticabili «Conversazioni notturne a Gerusalemme». In questa prospettiva i lavori e i restauri che in Israele e in Palestina cercano di facilitare l'accesso ai luoghi santi ai sempre più numerosi fedeli, o uomini alla ricerca di verità che li percorrono, vanno oltre un pur benemerito impegno di volontariato per diventare una lunga preghiera di pace.


È con questo spirito che da quattro anni opera un'associazione volontaria regionale, trentina e altoatesina, radicata proprio «sul confine» fra Roveré della Luna e Salorno. L'associazione ha un nome singolare e  cordiale, «Listello per Cafarnao». Cafarnao è la città dove Cristo predicò, dove guarì il paralitico e dove era la casa di Pietro. «Listello» significa invece che i contributi alle iniziative promosse non vogliono essere esaustivi, ma porsi come una piccola assicella che assieme ad altri «listelli» completi un più esteso ponte da superare insieme. L'associazione ha come riferimento un religioso originario proprio di Roveré della Luna, padre Pietro Kaswalder, frate francescano, che da anni vive e opera nella «custodia di Terra Santa». A Roveré e Salorno, interlocutori e «promotori» sono invece Arrigo Dalpiaz e gli architetti Bruno ed Enrico Pedri, padre e figlio.


Il viaggio papale, con la nuova attenzione che Francesco ha portato sui problemi di quelle terre, ribadendo che esse sono «dentro» ogni paese del mondo (è questo il vero significato dell'incontro di preghiera a Roma, in Vaticano) rilancia anche l'impegno dell'associazione in appoggio alle fatiche di  padre Kaswalder, per una iniziativa a Cafarnao che si rivela importante, ma anche delicata. Non si tratta, infatti, solo di promuovere una raccolta di fondi, ma di allestire un progetto architettonico per molti versi innovativo. D'altro canto l'equipe dei due architetti di Salorno, sostenuti dall'energia di Dalpiaz ha già, in Israele un «carnét» di realizzazioni di tutto rispetto, ed è per questo che è stata prescelta per un progetto che, nella  città storica di Cafarnao, con un sito archeologico antichissimo, vede come primo momento la costruzione di una passerella (a «listelli»!) che sale sul tetto della casa di Pietro (quello su cui si fece trasportare il paralitico per poter vedere Gesù) e poi il suo prolungamento fino alla basilica attraversando, anzi «sovrastando», parte del centro storico, composto da viuzze così strette e affollate da risultare di fatto impercorribili. La passerella è essenziale perché altrimenti le folle che ogni giorno visitano la casa ne distruggerebbero in breve tempo ogni traccia.


La salita al tetto della casa di Pietro promette poi di essere suggestiva non solo  per la memoria del miracolo che richiama, ma perché di lì si ha la vista del Lago di Tiberiade, anch'esso legato a momenti cruciali della predicazione di Cristo. Il gruppo di lavoro del «Listello» che si è formato fra Salorno e Roveré della Luna ha alle spalle altre esperienze significative e coinvolge le Sovrintendenze ai Beni Artistici e Culturali sia di Trento che di Bolzano, con l'appoggio dei vescovi di Trento Bressan e di Bolzano Muser. Ma la credibilità che il gruppo trentino-altoatesino si è guadagnato deriva da altri due interventi. Il primo, di cui  lo scorso aprile ha dato notizia anche il settimanale diocesano «Vita Trentina», è relativo al restauro della basilica del Getsemani (l'orto degli ulivi della Passione). C'è un legame profondo, anche se sottile che lega quella basilica al Trentino, ed è il collegamento con la Campana dei Caduti, con Maria Dolens a Rovereto. La campana venne fusa con il bronzo dei cannoni impiegati nelle distruzioni della Grande Guerra come segno di pace nel 1924 e la Basilica fu costruita anch'essa nel 1924, con volontà di «ricomposizione» e di pace dopo la guerra.


Il secondo intervento riguarda invece la Grotta dell'Annunciazione a Nazareth. La grotta rischiava di scomparire, corrosa da pesantissime infiltrazioni di umidità. Alcuni interventi tecnici, sostenuti da studi universitari anche importanti, non avevano dato risultati. E invece la soluzione è venuta dall'esperienza pratica e dall'acume progettuale di un tecnico molto conosciuto in Sudtirolo, ma anche molto modesto, Hansjorg Nicolussi di Nuova Ponente, che aveva più volte collaborato con i Pedri. Nicolussi è tetraplegico, si muove su una sedia a rotelle, ma è riuscito a trovare la soluzione giusta – semplice e raffinata a un tempo - che ha risolto i problemi delle infiltrazioni ed ha stupito (con grande sollievo!) i responsabili della basilica, fra i quali padre Pietro Kaswalder.


Così l'associazione di Roveré della Luna ha aggiunto un altro «listello» ai suoi interventi, guadagnandosi la fiducia dei frati francescani e delle autorità locali per operare a Cafarnao, alla sistemazione della casa di Pietro. Ora si tratta di avviare l'opera e di seguirla fino alla sua conclusione.

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