Comunità, assemblee tagliate Comuni assieme per obbligo
Una rivoluzione per le Comunità di valle e i comuni trentini. Ieri il presidente della Provincia Ugo Rossi e l'assessore Carlo Daldoss hanno incontrato la maggioranza: è stato compiuto un passo in avanti verso una riforma condivisa. Le novità non mancano, ad iniziare da un taglio vigoroso al numero dei componenti delle assemblee delle Comunità, che tra l'altro non passeranno più dalle elezioni. Un esempio: le Giudicarie si ridurranno da 99 membri a 24. Comuni: gestioni associate obbligatorie sotto i 3.000 abitanti e incentivi solo alle fusioniI tuoi commenti
TRENTO - Un taglio netto del numero di componenti delle assemblee delle Comunità di valle, che in più non saranno elettive ma nominate dai Comuni, e delle giunte delle Comunità (massimo tre assessori). Maggiore peso per i Comuni, ma anche più responsabilità con l'obbligo di gestioni associate sotto i 3.000 abitanti e lo stop agli incentivi per le sole unioni. Questo il nuovo volto della riforma istituzionale definito ieri in via provvisoria dalla maggioranza. Se resta ancora aperto il tema dell'elezione diretta o meno del presidente delle Comunità di valle, ecco spuntare invece, su richiesta dell'Upt, una consulta di cittadini eletta e che avrà la possibilità di fungere da contrappeso democratico e di controllo delle scelte delle Comunità di valle. Le cui competenze e relative risorse aumenteranno, mentre si punta a ridurre il numero dei Comuni e a pianificare gli investimenti a livello di territori e non più di singolo municipio o di Provincia.
Legge, passo avanti.
Ieri in una riunione Ugo Rossi e Carlo Daldoss hanno fatto il punto con i capogruppo e i segretari di maggioranza sulla nuova proposta di progetto di legge per la riforma istituzionale relativa alla modifica delle Comunità di valle. «Siamo sulla strada di una sintesi definitiva, virtuosa e innovativa - spiega Rossi alla fine della riunione - Ci troveremo la prossima settimana per avere il tempo di affinare la cosa. Il testo dovrebbe essere pronto per ottobre e votato entro l'anno».
Gli obiettivi della riforma.
«Il progetto di legge intende semplificare le cose, a partire - spiega Rossi - da una forte semplificazione delle assemblee che saranno in futuro dei consigli con, in media, meno di un terzo dei componenti attuali». Un esempio? Le Giudicarie con 39 Comuni hanno oggi un'assemblea di 99 membri, in futuro saranno al massimo 24.
I futuri consigli, non elettivi, saranno scelti dai Comuni che quindi «saranno nelle Comunità con più forza di prima. Ma, attenzione, - continua Rossi - questa non è una riforma che segna la vittoria del singolo Comune sulla logica comunitaria». Anzi, i Comuni saranno più «responsabilizzati - conferma Rossi - perché le gestioni associate diventano obbligatorie sotto i 3.000 abitanti e potranno essere evitate solo se i Comuni si fonderanno tra di loro arrivando ad almeno 2.000 abitanti. In più ci saranno incentivi solo per le fusioni e non più per le unioni: l'obiettivo è arrivare a ridurre il numero dei Comuni».
Pallino ai Comuni, ma uniti.
Le singole amministrazioni municipali «decideranno loro con chi associarsi, ma se non lo faranno entro un certo termine, interverrà la Provincia» spiega Rossi. E tale potere sostitutivo della Provincia ci sarà anche nei casi in cui «le Comunità non riescano a fare programmazione territoriale». Accanto a ciò, per spingere a una gestione comune delle risorse, «ci sarà un orientamento della finanza locale in termini sovracomunali e non comunali. Vogliamo creare le condizioni perché i Comuni si sentano parte di una gestione territoriale più ampia».
Il nodo elezioni.
Il ruolo politico dei territori viene salvaguardato nella riforma da una «innovazione intelligente proposta dall'assessore Mauro Gilmozzi» spiega Rossi. Ovvero, si determina la partecipazione dei cittadini alle decisioni con l'elezione di «una sorta di consulta che entra nei procedimenti di pianificazione che la giunta delle Comunità, che sarà al massimo di due o tre assessori, definirà». È possibile pensare che dalla consulta esca, eletto direttamente, il presidente della Comunità di valle, anche se questo è un nodo ancora aperto. Di certo, l'intenzione è di spingere sulla possibilità che tali consulte facciano decidere i cittadini sulle scelte della Comunità, ad esempio attraverso dei referendum.
Le funzioni delle Comunità.
Secondo il disegno emerso ieri le Comunità decideranno su: assistenza scolastica e finanziamento dell'edilizia scolastica per il primo ciclo di istruzione, assistenza e beneficenza pubblica, edilizia pubblica , urbanistica compatibilmente con la regolamentazione provinciale, finanziamento delle infrastrutture locali a carattere sovracomunale.