«Ha ucciso l'ex marito»: badante condannata in primo grado a 18 anni
Dzenana Mangafic è stata condannata oggi pomeriggio, in primo grado, a 18 anni di reclusione per omicidio volontario.
La Corte d’assise di Bolzano, presieduta dal giudice Carlo Busato, ha infatti ritenuto la badante di 59 anni di Sarajevo colpevole del delitto avvenuto il 4 dicembre 2016 a Rasun di Sotto, dove venne trovato morto il suo ex marito, Kurt Huber. L’uomo, di 71 anni, malato e con una gamba amputata, era stato ucciso con 8 coltellate nel letto del piccolo alloggio sociale in cui viveva.
A dare l’allarme fu la stessa Dzenana, assicurando però di averlo trovato già morto. Si è sempre dichiarata innocente, ed anche ieri, con una dichiarazione spontanea a conclusione del processo, rivolta ai giudici ha detto: «Non ho ucciso io Kurt». Gli inquirenti non le hanno mai creduto, visto che venne subito indiziata del delitto: nel corso dell’indagine che seguì, però, non è mai stata trovata l’arma del delitto né un chiaro movente. E l’individuazione dell’ora del delitto è stata molto controversa. Alla fine la Corte ha comunque accolto in pieno la tesi dell’accusa, sostenuta dal pm Igor Secco, secondo il quale non ci potevano essere delle ipotesi alternative a quella che vedeva Dzenana come autrice del delitto.
Il pm aveva chiesto una condanna a 21 anni, considerando le attenuanti equivalenti alla recidiva di una precedente condanna per fatti minori, mentre la corte ha valutato le attenuanti prevalenti rispetto ad essa: il calcolo della pena ha portato così ad una condanna meno pesante, a 18 anni. Ora si attendono le motivazioni. La difesa intende presentare ricorso.