Si è tenuto oggi pomeriggio nel cimitero comunale di Bolzano il funerale di Lidia Menapace, partigiana, esponente politica e saggista italiana, tra le fondatrici de «Il manifesto».
Le esequie, presiedute da don Jimmy Baldo, sono state trasmesse in diretta streaming su YouTube dal Comune di Bolzano.
«Ci strighiamo oggi un doloroso momento: Lidia Menapace è stata una donna straordinaria che ha dato un contribuito fondamentale allo sviluppo dei diritti sociale. Sarà compito della città portare avanti le sue idee e i suoi valori», ha detto l’assessore alla cultura del capoluogo altoatesino, Chiara Rabini, in rappresentanza della città.
Menapace, la prima donna ad essere eletta nel 1964 nel Consiglio provinciale di Bolzano, è venuta a mancare, all’età di 96 anni, lo scorso 7 dicembre. Nel 2006 venne eletta senatrice con Rifondazione comunista.
IL RICORDO
Mai chiamarla ex partigiana. «Sono rimasta partigiana tutta la vita, perché esserlo è una scelta di vita», amava dire Lidia Menapace, esponente di spicco del movimento pacifista e femminista, morta a Bolzano di Covid all’età di 96 anni. «Scompare con Lidia Brisca Menapace una figura particolarmente intensa di intellettuale e dirigente politica espressione del dibattito autentico che ha attraversato il Novecento», così il ricordo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Da alcuni giorni Menapace era ricoverata per Covid nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Bolzano. Il suo ultimo intervento in piazza risale a un anno fa, quando il 13 dicembre, in una gelida serata, a Bolzano salì sul palco delle Sardine. «Quando le piazze si riempiono è sempre un buon segno», disse soddisfatta, accompagnata da un lungo applauso dei manifestanti.
Lidia Brisca nasce il 3 aprile 1924 a Novara.
Da giovane donna è una staffetta: la partigiana "Bruna" in bicicletta porta messaggi e medicine ai ribelli piemontesi sui monti della Val d’Ossola, rischiando la vita.
Dopo la guerra l’insegnante si appassiona di politica e femminismo.
Lidia arriva a Bolzano nel 1952, per seguire il marito, il medico trentino Eugenio Menapace. Negli anni Sessanta è la prima donna ad essere eletta in consiglio provinciale (insieme a Waltraud Gebert Deeg) nell’ala sinistra della Dc.
In quella stessa legislatura è anche la prima donna ad entrare nella giunta provinciale, come assessora agli affari sociali e alla sanità. Il ‘68 cambia la vita di Menapace come quella di molti giovani. Si avvicina al comunismo e collabora con il Manifesto. Nel 2006 viene eletta senatrice con Rifondazione comunista, alle ultime elezioni politiche del 2018 si candida come capolista di Potere al popolo.
A Bolzano, il violino di Marcello Fera con la sua improvvisazione della melodia di «Bella Ciao» ha accompagnato una breve commemorazione dell’Anpi in ricordo della partigiana Bruna.
«Lidia non ha mai amato la solennità e ha combattuto - anche se da pacifista questa parola non le piaceva - per la memoria, per la democrazia, per la libertà e anche per il linguaggio di genere», ha detto il presidente di Anpi Alto Adige Guido Margheri.
La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha ricordato Menapace come «una donna che ha scritto pagine importanti nella storia dell’emancipazione femminile nel nostro Paese e oggi ci lascia un esempio di appassionata combattente per i diritti e contro ogni discriminazione».
«Non ha mai smesso di essere partigiana. Ci mancherà», ha affermato il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano.
«Lidia - per il suo Prc - è stata una delle personalità più belle della storia della nostra Repubblica».
Secondo Piero Fassino (Pd), se ne va una «voce libera e forte», una donna la cui vita è stata caratterizzata da «coraggio e generosità». La sindaca di Roma Virginia Raggi ha invitato a fare tesoro del suo esempio, mentre il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher, che aveva incontrato l’ex senatrice in occasione del suo 95/o compleanno, evidenzia che «se ne va un pezzo di storia, una testimone del secolo e dell’impegno contro l’ingiustizia e per il progresso, civile e morale, della nostra società».