La Loacker a gonfie vele, ha venduto un miliardo di wafer (anche in Cina ed Australia)
Fatturato da 281 milioni di euro, oltre mille dipendenti, si affida a proprie piantagioni a ad accordi con gli agricoltori per materie prime «sostenibili» o da piantagioni equosolidali
BOLZANO. L'altoatesina Loacker nel 2021 ha venduto quasi un miliardo di wafer, registrando un forte incremento delle vendite (+9%), particolarmente in Cina (+47%) e in Australia (+32%). Il fatturato è di 281 milioni di euro.
L'azienda di Auna di Sotto sul Renon, presente in un centinaio di paesi in tutto il mondo, occupa complessivamente 1.021 persone, di cui circa 600 in Alto Adige.
Sono alcuni dati presentati a Bolzano da Ulrich Zuenelli, presidente del cda, e di suo vice e cugino Andreas Loacker. Per quanto riguarda il futuro - è stato detto - Loacker punta sempre di più sulla sostenibilità per tutta la filiera, dalle materie prime fino agli imballaggi.
"Per garantire gli standard di qualità ci affidiamo all'agricoltura biologica e a rapporti di fornitura a lungo termine", ha detto Zuenelli. Per le nocciole Loacker gestisce proprie piantagioni in Toscana e collabora con 90 agricoltori in Veneto, Umbria, Toscana e Marche. Il latte in polvere proviene dalla Dolomites Milk di Vandoies di Sotto, una joint venture con Brimi. La vaniglia proviene dal Madagascar in collaborazione con l'ong Ades Solair che punta sulla preservazione della biodiversità dell'isola. I semi di cacao, infine, arrivano dalla produzione equosolidale in Costa d'Avorio e Ecuador.
In risposta alle nuove tendenze di consumo - ha spiegato Andreas Loacker che è dg dell'innovazione - "le ricette dei vari prodotti vengono costantemente migliorate, riducendo la quantità di zucchero, aumentando in compenso la percentuale delle materie prime 'preziose', come le nocciole. In questo senso è stata introdotta la nuova linea di prodotti "Bontà & Benessere".