Società / La polemica

Alto Adige, tedeschi in calo. Anderlan: “Via gli immigrati"

Il consigliere provinciale altoatesino ha commentato così i dati diffusi dall'istituto provinciale di statistica Astat. Secondo questi rilevamenti, la presenza della minoranza linguistica tedesca nella provincia autonoma ha raggiunto il 57,6% nel 2024, segnando un minimo storico rispetto al 62,2% registrato appena 15 anni fa

BOLZANO. Il consigliere provinciale altoatesino Juergen Wirth Anderlan ha recentemente sollevato un dibattito acceso riguardo alla composizione demografica dell'Alto Adige, commentando i dati diffusi dall'istituto provinciale di statistica ASTAT. Secondo questi rilevamenti, la presenza della minoranza linguistica tedesca nella provincia autonoma ha raggiunto il 57,6% nel 2024, segnando un minimo storico rispetto al 62,2% registrato appena 15 anni fa.


Wirth Anderlan, eletto in consiglio provinciale con il suo movimento personale JWA, ha espresso preoccupazione per questi dati, collegandoli a questioni migratorie e identitarie.

"Se vogliamo che l'Alto Adige rimanga il nostro paese dobbiamo smettere di inondare la nostra Heimat di immigrati e iniziare a rimpatriarli", ha dichiarato il consigliere, stabilendo un parallelismo storico con il 1953, quando la percentuale della popolazione germanofona era scesa sotto il 60%.


In quel periodo post-fascista, il sacerdote e pubblicista Michael Gamper parlò di una "Todesmarsch" ("Marcia della morte") dei sudtirolesi, a seguito dell'italianizzazione forzata del territorio altoatesino. Secondo Anderlan, l'attuale situazione rappresenterebbe "il secondo atto di questa marcia della morte".


"L'immigrazione di massa mina l'autonomia, ogni giorno diventano più numerosi e noi diventiamo sempre meno," ha concluso il consigliere, riferendosi al calo demografico della popolazione di lingua tedesca.


Queste dichiarazioni si inseriscono in un contesto particolarmente sensibile per l'Alto Adige, territorio caratterizzato da un delicato equilibrio tra gruppi linguistici che rappresenta la base dell'autonomia provinciale conquistata dopo decenni di tensioni.


Le statistiche ASTAT, pur evidenziando un cambiamento demografico, non specificano le cause di questo calo percentuale, che potrebbe essere attribuito a diversi fattori, tra cui dinamiche migratorie interne ed esterne, tassi di natalità differenziati tra i gruppi linguistici, o mutamenti nelle auto-identificazioni linguistiche della popolazione residente.

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