Dro e Drena fanno sul serio, stasera inizia la «fusione»
Saranno i consigli comunali convocati in via d’urgenza a dettare questa sera il «primo passo formale» verso la fusione dei comuni di Dro e Drena.
Prima il consiglio comunale di Drena, convocato per le 18.30 nella sede municipale, quindi quello Dro, il via ai lavori alle 21 al centro culturale di via Battisti, saranno chiamati ad adottare le linee d’indirizzo per la condivisione dell’avvio del processo di fusione tra i due comuni, secondo l’iter previsto dalla legge provinciale n. 3 del 2006.
Saranno i due sindaci, Tarcisio Michelotti a Drena e Vittorio Fravezzi a Dro, a spiegare, ragioni, tempi e modalità di questo «passaggio storico» nella vita delle due amministrazioni dell’Alto Garda, che prevede un percorso partecipativo piuttosto articolato e lungo, passando anche attraverso un quesito referendario che coinvolgerà le due comunità. Dall’esito positivo della consultazione popolare dipenderà il proseguo del processo di fusione, con la stesura di un comune statuto (con indicazione del nome e simbolo del nuovo comune), la nomina di un commissario e l’indizione di comuni elezioni amministrative, ma non prima del 2017.
«E’ dal 1998 che i due comuni hanno avviato un percorso comune, condividendo i servizi di segreteria generale, anagrafe, stato civile, e lo stesso tessuto associativo e culturale - spiega Tarcisio Michelotti ritornato a guidare il comune di Drena dopo l’esperienza nella giunta della Comunità Alto Garda e Ledro - la Provincia ci ha chiesto in tempi brevi di scegliere tra l’alternativa di proseguire nelle gestioni associate di servizi o intraprendere la nuova via della fusione, alla quale sono legati anche importati trasferimenti provinciali (fondo perequativo). L’adozione delle linee d’indirizzo è solo il primo passo dell’iter di fusione che passerà dalla stesura del protocollo d’intesa, e soprattutto dal coinvolgimento diretto delle comunità con il referendum».
Se il processo di fusione si concluderà positivamente potrebbe nascere un comune di circa 5.430 residenti (550 di Drena e 4880 a Dro), su un superficie di 36,4 chilometri quadrati, ricco di potenzialità turistiche ed ambientali.
«Fondamentale è mantenere la stessa qualità e standard dei servizi erogati, pur a fronte del calo delle risorse e trasferimenti provinciali - spiega anche il sindaco-senatore di Dro Vittorio Fravezzi - l’iter avverrà secondo i tempi e le modalità previste dalla normativa provinciale e dal protocollo fissato nel Consiglio delle Autonomie. Cercheremo di ispirarci alle esperienze già avviate in Trentino, evitando eventuali problematiche o difficoltà di dialogo e confronto con la gente. E’ un’opportunità per amministrazioni, cittadini ed imprese locali, creando una comunità che potrebbe unire peculiarità e risorse della montagna e del fondovalle».
Cammino di fusione che appare in gran parte condiviso, ma che potrebbe presentare anche delle incognite. «Mi auguro che l’intero consiglio capisca e condivida l’importanza di questo cammino che parte con un atto d’indirizzo amministrativo, ma che sarà spiegato e condiviso nelle varie fasi con la popolazione - spiega Michelotti - nessun atto d’imperio o colpo di mano, ma solo l’avvio di un iter messo a punto nel protocollo d’intesa ed elaborato da un comune tavolo di lavoro». «Servirà un confronto positivo e serrato tra amministrazioni, strutture comunali e cittadini - conclude Fravezzi - ci possono essere diffidenze o comprensibili timori, ma da tempo le due comunità hanno avviato collaborazioni e sinergie: l’importante è garantire l’attuale standard dei servizi ed nuove opportunità economiche».