Torbole, tre settimane di attesa poi finalmente la «Sbigolada»
Di pazienza ne hanno avuta molta quest’anno. Sia i «ragazzi» del «Comitato Sbigolada», che i molti appassionati che hanno atteso per ben tre domeniche che il cielo si aprisse e nelle padelle finissero i bigoi tanto desiderati.
La «Sbigolada» di Torbole è uno degli eventi del carnevale altogardesano. Quest’anno doveva andare in scena il 7 febbraio, precedendo di una settimana sia la «Festa di addio al carnevale» di Varignano che «Polenta e mortadella» a Varone. Invece due domeniche di pioggia consecutive - mai viste in questo strano inverno sul lago - hanno costretto i volontari a rimandare tutto per due volte, cogliendo però nella bella giornata di sole di ieri le condizioni ideali per fare il pieno.
E così è stato. Dalle 12.30 alle 17.15, cioè da quando è stata buttata la prima scatola di pasta a quando è stato distribuito l’ultimo piatto di «bigoi», i volontari torbolani hanno preparato ben 400 chilogrammi di pasta e filetti di sardelle marinati, seguendo una ricetta antica e ormai collaudata che coglie sempre nel segno. Non a caso anche ieri pomeriggio, nonostante la ressa e l’inevitabile attesa, davvero in pochi se ne sono andati prima di assaggiare i «bigoi» e magari fare anche il bis (e qualcuno il tris).
Una giusta soddisfazione per i volontari del Comitato che si sono tenuti a disposizione per tre domeniche di fila (con inevitabili effetti anche sulle dinamiche familiari e in alcuni casi lavorative). Una ventina quelli che ieri hanno lavorato dal mattino fino al tardo pomeriggio prima per preparare, poi per cucina e distribuire, infine per rimettere tutto a posto e non lasciare nemmeno un rifiuto nel Parco Pavese, ideale location per iniziative come questa alle quali sempre partecipano tante famiglie con bimbi piccoli. Almeno 4 mila le porzioni distribuite, e tra queste qualcuna è andata anche al sindaco Gianni Morandi, al vicesindaco Luigi Masato e all’assessore Fabio Malagoli, che non hanno fatto mancare il loro sostegno agli organizzatori, così come ha fatto don Cristian, parroco di Torbole.