Drena è già di fronte al bivio, fondersi o no con la vicina Dro
Una «scommessa» da vincere insieme per dare continuità e nuove risorse alla comunità di Drena, pur in nuovo assetto amministrativo ed istituzionale.
Partecipata assemblea nella sala polifunzionale di Drena per illustrare il nuovo processo di fusione con il vicino comune di Dro, ed il decisivo referendum del prossimo 22 maggio (si voterà dalle 8 alle 21). Referendum che se raccoglierà la partecipazione del 40% degli aventi diritto al voto (dal quorum sono esclusi i residenti all’estero), ed il consenso della maggioranza più uno dei votanti, segnerà la nascita del nuovo comune di «Dro Drena».
Alla presenza di un centinaio di residenti è stato prima il sindaco Tarcisio Michelotti e quindi il direttore del Consorzio de Comuni Trentini Alessandro Ceschi a spiegare motivazioni, fasi e reali cambiamenti che la fusione dei due comuni dell’Alto Garda porterà nelle rispettive comunità. «Siamo un comune giovane nato solo 67 anni fa nel luglio del 1948 - ha spiegato il sindaco Tarcisio Michelotti - di fronte al mutato quadro normativo e al calo delle risorse provinciali la nostra amministrazione ha intrapreso la via della fusione. I consigli comunali all’unanimità hanno avviato questo processo, ma ora spetta alla popolazione esprimersi in modo libero e democratico con il referendum, confermando un iter che si concluderà solo nel 2020 con le elezioni del nuovo sindaco e consiglio comunale».
Con l’aiuto di alcune slide è stato quindi Alessandro Ceschi ad entrare nei particolari e passaggi verso la fusione. «Il comune di Drena si trova davanti ad un bivio la gestione associata obbligatoria con Dro o un iter partecipato e condiviso di fusione - ha spiegato il direttore del Consorzi dei Comuni - dopo la decisioni inziale dei consigli comunali il “pallino” è ora in mano alla gente, chiamata ad esprimersi in modo consapevole e responsabile nel referendum del 22 maggio. Un momento decisivo per il futuro della comunità, verso il quale serve informarsi bene e andare a votare».
Nulla cambierà nella titolarità degli usi civici (legna, pascoli, malghe) e non si modificheranno diritti e riserve di caccia, mentre Drena manterrà un punto informativo nel suo municipio, l’autonomia del corpo dei vigili del fuoco e l’attuale assetto delle sue associazioni. Precisazioni che hanno in gran parte soddisfatto i presenti anche se non sono mancati i quesiti sulle effettive risorse per il nuovo comune, il futuro del castello e del campo sportivo e le garanzie per agricoltori e cacciatori. «Passando al regime delle gestioni associate Drena rischia di avere un taglio di 102 mila euro nella parte ordinaria, mentre la fusione assicura un contributo una tantum di 60 mila euro, ed un sostegno regionale di circa 150 mila euro per 10 anni - ha confermato Ceschi - nell’accordo quadro inziale Drena ha deciso di inserire la creazione dei municipi, ciò le garantirà la figura del pro-sindaco e due consultori, coinvolti nelle future decisioni rilevanti (bilancio, opere, prg)». Tra qualche incognita ed incertezza il cammino verso la fusione è partito anche a Drena: prima tappa da non mancare il referendum di domenica 22 maggio.