Migliorini: «Con la biomassa aria migliore a Tiarno di Sopra»
Il presidente di "Ags" e amministratore unico di "Ledr.En" fa il punto sul progetto della centrale in Val di Ledro e sui numeri fin qui forniti dal comitato che si oppone al progetto. Dopo il via libera del Tar dei giorni scorsi
A distanza di pochi giorni dalla sentenza del Tar, con il diniego alla sospensiva dei lavori per la realizzazione della centrale a biomassa a Tiarno di Sopra chiesta da due cittadini e da un’associazione ambientalista, il presidente di «Ags», Floriano Migliorini, amministratore unico di «Ledr.En» - la società promotrice del progetto - chiarisce alcuni aspetti dell’iniziativa, nell’intento di fornire maggior informazione alla popolazione ledrense.
Cosa ne pensa del pronunciamento del Tar?
«I giudici amministrativi, dopo una prima deliberazione della fase cautelare, non hanno ravvisato nessun fondato motivo, compreso un pericolo per la salute dei cittadini, per accogliere la sospensione richiesta dai ricorrenti, sottolineando invece come il limite di potenza previsto in Provincia di Trento - al di sopra del quale deve essere effettuato il preliminare screening e la Valutazione d’impatto ambientale - sia 5 volte inferiore rispetto a quello indicato dalla normativa nazionale (25 megawatt) e come la centrale di Tiarno (di 2,15 mw) rientri nei parametri. A tale conclusione il Tar è giunto dopo aver visionato il materiale presentato e ascoltato tutte le parti coinvolte».
In cosa consiste il progetto?
«”Ledr.En” è una società soggetta alla direzione e al coordinamento di “Ags”, azienda pubblica controllata e partecipata da tutti i Comuni dell’Alto Garda, compreso Ledro. La società sta costruendo questo impianto di cogenerazione che si presenta come uno dei più moderni, innovativi e sicuri per la produzione di energia elettrica, termica e pellet, tanto da essere riconosciuto come modello da seguire. Il progetto è considerato virtuoso poiché la caldaia sarà alimentata esclusivamente da biomassa di legno vergine - una materia prima non contaminata da prodotti chimici quali colle, resine e oli minerali - fornita dalle segherie di valle. Si tratta quindi di un combustibile di qualità che non emette nell’atmosfera sostanze pericolose per la salute, che rientra a pieno titolo tra le fonti di energia rinnovabili ed il cui utilizzo è sostenuto dai piani energetici provinciali e nazionali. La fornitura di biomassa sarà a km zero e la conseguenza diretta rappresentata dal calo dei mezzi pesanti circolanti (almeno 500), dall’aumento della sicurezza stradale e dalla diminuzione di Co2».
Quale sarà l’impatto sulla qualità dell’aria?
«Le vecchie caldaie a gasolio e a cippato che si allacceranno al teleriscaldamento, ora non controllate e sprovviste di sistemi di filtraggio dei fumi, verranno eliminate. A tal proposito, l’ordinario di Fisica tecnica ambientale del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Trento, Paolo Baggio, dopo aver analizzato il progetto e le relazioni redatte dagli ingegneri Oscar Nichelatti e Andrea Segatta, ha detto che “si tratta di sostituire l’impianto di combustione esistente di circa 1 mw in funzione da più di 30 anni (della “Legnami Bracchi”) con uno moderno della potenza di 2,15 mw che non solo rispetta le norme vigenti ma, grazie ad una linea di trattamento fumi completa che include un ciclone ed un filtro a maniche, garantisce valori inferiori a quelli prescritti. Inoltre, grazie all’accoppiamento con un sistema di generazione di energia elettrica e ad una rete di teleriscaldamento che servirà alcuni edifici di interesse pubblico e privato, consentirà un migliore sfruttamento dell’energia primaria, in linea con gli obiettivi nazionali ed europei in tema di efficienza energetica e di sfruttamento delle risorse rinnovabili”».
Può fare degli esempi concreti?
«Le perizie evidenziano che le emissioni complessive saranno destinate a diminuire. L’obsoleto impianto termico della segheria Bracchi immette oggi una quantità di polveri stimata in 754 kg/anno, cui si aggiungono le emissioni delle caldaie a gasolio degli edifici pubblici di Tiarno, circa 22 kg/anno, per un totale di 776 kg/anno. Il nuovo impianto a biomassa, che sostituirà in primis queste vecchie caldaie, grazie all’alto rendimento e al sistema di filtraggio dei fumi emetterà 441 kg di polveri l’anno (pari a quelle di 33 stufe, e non 500 come dichiarato dai ricorrenti), ossia il 43% in meno di adesso».
Quindi quali i benefici per la comunità?
«Il progetto presenta molte ricadute positive per la collettività, proprio come accade da tempo pure in Alto Adige, dove sono presenti circa 60 impianti simili a quello previsto per Tiarno di Sopra: il minor costo del calore per riscaldamento per le utenze pubbliche e private allacciate, una migliore qualità dell’aria, e - cosa non da poco - la riduzione del traffico pesante sulle vie della valle».