Ciclabile del Garda ok, ma no al modello Limone

«La ciclabile del Garda? La si faccia», lo dicono anche gli ambientalisti, ma non come quella di Limone a sbalzo sulla roccia con una fascia di decine di metri di vegetazione rasata a zero.


Venerdì sera, al dibattito all’ex biblioteca in via Damiano Chiesa a Riva, è stato Fulvio Zezza, professore di geologia applicata all’Università di Venezia, amante del Garda, a dare la linea. Zezza, se per un verso ha riconosciuto al sindaco di Limone, Franceschino Risatti, il merito di promuovere spazi vivibili e servizi multiformi come può essere una ciclabile, lo ha anche bacchettato: «Non va bene come ha fatto: prendi i soldi, scappa e costruisci, senza coordinare l’intervento con tutti, senza una visione integrata, senza una progettualità condivisa».


Secondo Zezza occorre creare un’opera che si inserisca armonicamente nel territorio, restituendo alla comunità un’identità nella quale riconoscersi, «come le Gardesane che erano state costruite con l’idea di una “strada-parco”, cerniera tra il lago e la montagna - ha detto - disegnate con arcate e muri a mensola fatti con garbo, ponticelli in pietra del posto, con scansioni ritmiche, segno di rispetto del paesaggio e di cultura ingegneristica, poi snaturate negli anni ‘50-’70 da orrende gallerie artificiali». Per Zezza, anche per la futura ciclabile, occorre lasciarsi ispirare dai lavori degli anni Venti e Trenta, con esperti all’altezza dell’ingegner Riccardo Cozzaglio, attenti al territorio, in dialogo tra loro e con le comunità, sensibili al paesaggio e al bello, «con coscienza e conoscenza».


La serata «Ciclabile del Garda, come tutelare il paesaggio?» è stata promossa da Italia nostra, Wwf, Amici della terra, associazione Pinter e comitati Sviluppo sostenibile e Salvaguardia dell’olivaia. In sala quasi 150 persone, i referenti dei numerosi comitati e diversi amministratori e politici tra i quali il sindaco di Nago Torbole Gianni Morandi, Andrea Matteotti (M5s) consigliere comunale di Riva, il suo collega di Arco, Giovanni Rullo, Alessio Zanoni (Pd), assessore di Riva, Marco Benedetti presidente di Garda trentino, Filippo Degasperi, consigliere provinciale M5s, il sindaco di Tignale, Franco Negri, Gianfranco Zolin, responsabile del Servizio pianificazione territoriale e paesaggio della Comunità di valle Alto Garda e Ledro.


Paolo Matteotti, già sindacodi Riva e naturalista, Fulvio Zezza e il botanico (Museo civico di Rovereto) Filippo Prosser hanno illustrato la peculiarità unica delle due coste benacensi, occidentale e orientale. I toni non erano allarmati perché a rassicurare gli animi è stato, nei giorni scorsi l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi: «La Provincia non ha alcuna intenzione di seguire l’esempio di Limone». 

Il percorso trentino si svilupperà percorrendo perlopiù le gallerie dismesse fino alla Ponale poi occorrerà lavorare di ingegno e saggezza, anche perché, come è stato detto in serata, la Provincia vuole una ciclopedonale larga 4,5 metri e non 2,5 come sta facendo Limone, che procede spedita nel tratto di sua competenza, ossia fino al confine. Un progetto per la parte trentina ancora non esiste. 

Ci sono specie botaniche rare o uniche al mondo, come la Daphne Reichsteinii, presente solo sulla Gardesana occidentale e concretamente messa a rischio dall’enorme fascia di parete rocciosa rasata a zero per posizionare le reti di sicurezza sulla costa limonese, soluzione «che rovina il paesaggio e distrugge la flora» è stato sottolineato. «E teniamo conto - ha spiegato Filippo Prosser - che ci sono 356 specie floreali sulla Gardesana occidentale e 399 su quella orientale, e sette sono endemiche a livello alpino».


Paolo Matteotti ha percorso tutta la costa punto per punto con immagini e schede, fermandosi sui passaggi più critici e decantando le macchie di leccio e altre essenze che raggiungono l’acqua. Ancora soluzioni certe non ce ne sono ma «siamo soddisfatti della sensibilità mostrata dai funzionari della Provincia». Ha anche avanzato l’ipotesi di migliorare l’aspetto delle orribili gallerie paramassi costruite negli anni del Dopoguerra con textures adatte.
Al termine un ricco dibattito.

 

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Nelle foto si possono notare due modalità costruttive diverse della Gardesana, un confronto tra quella degli anni ‘30 e quella degli anni ‘60; in una immagine la ciclabile in fase realizzativa sul terrritorio di Limone, in altre la serata informativa

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