Homeland, festa oltre le barriere

di Daniele Ferrari

La vera accoglienza ed inclusione passa da una partita di calcetto, ascoltando e suonando musica etnica e afro, e condividendo assieme un piatto di carne salada con contorno di cous-cous e involtini fataya.
Questo il messaggio lanciato sabato pomeriggio a Dro dalla festa finale del progetto «Homeland 2018», iniziativa che sin dal mese di aprire ha offerto riflessioni, testimonianze ed esperienze dirette sul tema delle migrazioni e dei richiedenti asilo, coinvolgendo comuni, biblioteche, associazioni e comunità di Dro e Arco.
Attraverso serate a tema, proiezioni di film, mostre e musica giovanile al «Cantiere 26» di Arco le associazioni OraInsieme, Dokita, FiesCore Hub Cultura, AntaLuma, Arcobaleno, coordinate da comuni e biblioteche, hanno proposto un percorso di riflessione, conoscenza e consapevolezza culturale, per superare stereotipi, falsi miti o fake-news.
Questo anche lo spirito che ha animato la terza edizione della festa finale di «Homeland 2018» aperta sabato pomeriggio del torneo di calcetto tra quattro formazioni «multietniche» con la squadra dell’associazione «Sonà» di Dro aveva la meglio sul team de «La Speranza», mentre per il terzo posto gli Amatori Dro avevano la meglio sull’associazione islamica di Riva del Garda.
«Un’occasione per stare insieme superando timori e false paure - ha spiegato nella breve premiazione finale il sindaco di Dro Vittorio Fravezzi, accompagnato dal parroco con Stefano Anzelini e dal bibliotecario Dino Sommadossi - la comunità di Dro ha aperto le sue porte ad alcuni migranti e richiedenti asilo (una quindicina quelli accolti a nel comune droato e circa 65 nell’Alto Garda). Coinvolgendo biblioteca, parrocchia e tessuto associativo è stata creata un’importante rete solidale, cercando di affrontare nel mondo migliore una sfida epocale».
Dopo lo sport la festa è continuata con l’apertura delle cucine dove i volontari di Comitato Carnevale Dro, Comitato S. Antonio, La Speranza, associazione culturale Italio-Tunisina, comunità senegalese, e nuovi migranti accolti a Dro, hanno lavorato assieme attorno agli stessi fornelli offrendo piatti tipici e ricette dal mondo. La conclusione di «Homeland 2018»è stata affidata alla musica etnica ed afro, grazie alla presenza del gruppo veronese dei «Darlington Obasughe», alle sonorità afro-beat dei «Baye Fall» e pop-black music dei «Joy Holler».
«Oggi è necessario superare i vari confini e aprirsi alle esigenze dei nuovi migranti - spiega Christian idraulico nigeriano che vive e lavora ad Arco, anche nelle vesti di noto musicista afro - spesso la poca conoscenza delle lingua italiana, i timori e le attese per ottenere i permessi di soggiorno creano delle barriere difficili da superare. I respingimenti in mare non sono la soluzione ideale, ma chi arriva in Italia deve poter contare su garanzie, diritti e doveri, che sono alla base di ogni corretta e costruttiva comunità, che punta su accoglienza e il superamento di ogni barriera».

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