Progetto sicurezza sul Brento Stop ai jumper "improvvisati"
Si chiama «Montagna Viva» ed è una nuova associazione nata allo scopo di promuovere la sicurezza dello sport in montagna.
Al Brento è partito un progetto sulla sicurezza che vede la sinergia tra 3 realtà: la “comunità” del base jump, il servizio Ncc che porta in quota i base jumper, e chiunque ami la montagna e tutti gli sport che vi si possono praticare. Ce ne parla Maurizio Di Palma, presidente della IBA, la “Italian Base Association” e per una volta tanto senza dover toccare l’argomento “fatality”, ossia una morte dovuta al base jump.
«La presidente di Montagna Viva si chiama Cristina Petàli - racconta - ed è una ragazza di Brescia con la quale abbiamo concretizzato un discorso nato cinque anni fa. Lo scopo è promuovere la montagna sotto tutti gli aspetti, e il base jump è uno di questi. Certo, quello che a noi che saltiamo dal Brento sta più a cuore, stiamo cercando di organizzare al massimo questa disciplina estrema perché stanchi di vedere gente che arriva, sale lassù, si lancia e muore. Abbiamo messo assieme un protocollo che oggi ci permette di “schedare” chi viene a saltare qui, e se serve mettere in moto la macchina dei soccorsi il più celermente possibile».
Maurizio Di Palma vive la sua passione legata al paracadute da sempre, da quando era nell’esercito ad oggi che al Brento svolge la sua professione. Istruttore professionale di base jump, Di Palma è la vera “anima” di una disciplina che miete tante vittime al mondo. Il Brento è una delle località considerate “mecca” del base jump, forse oggi e anche grazie a lui che porta la location in giro per il mondo la più famosa, ed è proprio per questo che si è impegnato a fondo per arrivare a questo.
«Chi oggi arriva al Brento trova due persone fisse - prosegue Di Palma - disponibili ad informare il base jumper su tutto, sette giorni su sette. Dal meteo all’exit (il punto da dove si salta, ndr.) dove abbiamo posizionato una radio per i collegamenti, dai servizi trasporto a dove mangiare o dormire. Stiamo cercando di fare in modo di evitare che uno arrivi, salga e si lanci senza sapere nulla. Desideriamo evitare l’improvvisazione, dunque prendiamo le informazioni che ci forniscono, le registriamo e se riteniamo la persona troppo pericolosa per sé stessa o per gli altri cerchiamo, con i pochi mezzi che abbiamo, di evitare che salti. Una sorta di “schedatura” del jumper che viene qui, al quale poi diamo un QR code che gli consente di accedere attraverso i mezzi, alla cima da dove saltare. Apri troppo basso? Ti diamo un avviso, un cartellino giallo di “warning” come nel calcio. Lo rifai? Te lo diamo rosso e per un anno ti dimentichi, per quanto ci riguarda, di venire qui al Brento a saltare. Lo scopo è riuscire a diffondere consapevolezza tra chi salta dalla montagna, dando la priorità alla sicurezza per sé stesso e per gli altri. Grazie all’associazione cerchiamo di dare tutte le informazioni che riteniamo utili per chi “usa” la montagna per lo sport, soprattutto per noi che saltiamo».
In pratica Di Palma dice “Non hai le credenziali? Non salti” e così i rischi legati all’improvvisazione degli amanti del Base, spesso vittime mortali della loro passione si riducono al massimo. «Certo - afferma - bloccare uno che arriva e si fa portare all’exit dall’amico non potrà mai essere una certezza, ma almeno così sappiamo chi è, di che nazionalità, dove alloggia, quanto salti ha alle spalle, chi lo ha formato. Tutte informazioni che possiamo poi condividere con le autorità o col Soccorso Alpino in caso di necessità. Anzi, proprio col Soccorso Alpino abbiamo “mappato” il Brento e la zona d’atterraggio come fosse una scacchiera. Quando serve noi diamo le coordinate della mappa e i soccorritori sanno subito dove andare. Con oltre 15.000 salti all’anno così siamo davvero arrivati a migliorare la sicurezza e di tanto».
Nel sito web “italianbaseassociation.com” la prima cosa che si legge è «la nostra missione è mantenere l’accesso legale al Monte Brento per i Base Jumper” e un bel bollino rosso con la scritta “sign here” consente di riempire un formulario con i propri dati che poi saranno presi in visione dai membri di Montagna Viva. Nel caso di persona riconosciuta come “pericolosa” non verrà dato il nulla osta ad accedere ai mezzi che salgono fino al Becco dell’Aquila per saltare.