Restauro / Il caso

Tre anni dal crollo del castello, Drena chiede aiuto alla Provincia, ma lancia una «colletta» pubblica per finanziare i lavori

Colloqui con Fugatti e Bisesti, ma siccome il tempo passa e non succede niente, scatta il «crowdfunding» in rete: «Da soli non possiamo farcela»

DRENA. «Purtroppo sono già trascorsi tre anni, la comunità di Drena e l'amministrazione comunale attuale e precedente hanno puntato attenzione e risorse sul recupero delle mura del castello: ma da soli non possiamo farcela!»

Inizia così l'accordata lettera della sindaca di Drena, Giovanna Chiarani, redatta in occasione del terzo anniversario dell'ampio crollo che ha interessato il lato ovest della cinta muraria di Castel Drena (erano le 2 di notte del 1° giugno 2018).

Tutto ciò ha portato all'interruzione di molte attività culturali e scolastiche avviate all'interno del maniero (un lock-down prolungato dalla pandemia), e all'avvio di un articolata fase di studio e ricostruzione storica, individuando le prime soluzioni per un «evento calamitoso ed inatteso».

«Dopo la fase di somma urgenza e messa in sicurezza sono proseguiti i colloqui con la giunta provinciale, che ho sollecitato più volte per l'inserimento delle somme necessarie al recupero nel bilancio previsionale (serviranno circa 1,25 milioni di euro) - spiega la sindaca Giovanna Chiarani - ci siamo più volte confrontati con la Soprintendenza provinciale ai beni storico-culturali, in primis con il dirigente Franco Marzatico e l'architetto Cinzia D'Agostino, mentre l'università di Trento grazie alla ricercatrice della facoltà d'ingegneria Alessandra Quendolo ha elaborato tre ipotesi di "risarcimento della ferita" anche con il recupero (pietas) dei sassi crollati a terra, illustrate in un recente incontro on-line».

Dopo i colloqui avuti con il presidente provinciale Maurizio Fugatti e l'assessore alla cultura Mirko Bisesti, tutta la comunità di Drena ha ora deciso di mobilitarsi, avviando un sito internet di riferimento e conoscenza del castello e una vasta operazione di raccolti fondi, pubblicizzata anche con dei vistosi castelli apposti alle pendici di Castel Drena.

«Grazie all'appoggio dell'associazione "Drena oltre i confini - Doc" e dei nostri encomiabili vigili del fuoco volontari vorremmo avviare un'ampia operazione di ricerca di sponsor, testimonial importanti e risorse private per riportare Castel Drena all'antico splendore - conferma la sindaca di Drena - in questo terzo triste anniversario lanciamo quindi il nuovo sito internet (www.casteldrena.it) con tante foto, immagini e documenti donati dalla comunità, e un link alla piattaforma "Gofundme". Servirà il fondamentale finanziamento della Provincia, ma è importante il contributo di ogni persona che vorrà aiutare un piccolo comune come il nostro, che non può contare su importanti risorse ed entrate proprie».

«Il castello è un bene prezioso ed un elemento identitario per la gente di Drena, ma anche un punto significativo dell'intero Altogarda: quasi un punto sospeso sopra il mare delle Marocche dal grande valore architettonico e storico - conclude la sindaca Chiarani - ho un solo sogno nel cassetto: ridare la giusta dignità al nostro baluardo di pietra e poterlo finalmente rivedere con tanti visitatori per spettacoli, mostre e persino matrimoni. I primi segni di ripresa ci sono già, ma ora serve il contribuito di tutti».

Il problema ferrata. Lo stato delle mura, fra l'altro, penalizza non poco una delle attrazioni più gradite della zona, ovvero la ferrata Rio Salagoni, che si sviluppa nella stretta e pittoresca forra sottostante. Dopo i lavori di sistemazione a modifica, la ferrata è però priva della parte superiore (chiamata "Caduti di Nassirya"), che da tre anni è inagibile e sbarrata con nastro rosso. Una copia dell'ordinanza di chiusura è affisa al bivio che obbliga a "uscire" verso il castello, ed anche se l'ordinanza scrive che il sentiero è inagibile fino al 30 aprile 2021, di fatto la ferrata nella parte alta rimane sbarrata. 

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