Due stagioni senza raccolto, ed ora l’esclusione dagli aiuti di Stato per i più piccoli: l’olivicoltura del Garda è a rischio
Si attendeva il decreto ministeriale dei «ristori», ma la norma esclude i produttori sotto i 2 ettari. La presidente Tussi: «Praticamente l’80% dei coltivatori, così è la fine della tradizione gardesana»
RIVA DEL GARDA. È stata una doccia fredda, per i 470 soci del Consorzio di Tutela dell'olio extra vergine di oliva Garda DOP, la lettura del Decreto Ministeriale del 23 novembre 2021 inerente criteri e modalità di utilizzazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno della filiera olivicola-olearia.
Un sostegno economico a lungo invocato dal comparto, che arriva in un anno particolarmente complicato per l’olivicoltura gardesana (dopo quella del 2019, anche la raccolta 2021 è stata nulla) assegnando alla filiera olivicola olearia 30 milioni di euro per investimenti e ammodernamenti degli impianti.
Ma il tanto atteso Decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.5 dell’8 gennaio 2022, esclude – di fatto – la maggior parte dei produttori di olio Garda DOP dai contributi.
Delle risorse del «Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura», infatti, potranno beneficiare solamente “i produttori olivicoli associati ad organizzazioni di produttori riconosciute” e con una “superficie minima interessata pari a 2 ettari”.
Ma la decisione di elargire il contributo esclusivamente alle aziende legate ad Organizzazioni di Produttori riconosciute, di fatto esclude le aziende associate solo al Consorzio di Tutela: «Una scelta – sottolinea la presidente del Consorzio, Laura Turri - che a noi produttori appare in contrasto gli obiettivi del D.M. e con il ruolo stesso del Consorzio di Tutela che, come riconosciuto dallo stesso Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, è quello di tutelare e promuovere il prodotto Garda DOP ma anche assistere i soci nel perseguire la qualità dell'olio e la sostenibilità della filiera di cui facciamo parte».
Altro tema fondamentale è l’ammissibilità al contributo solo per le aziende la cui superficie a oliveto sia pari o superiore a 2 ettari, limite che, per il Garda DOP, vuol dire non concedere aiuti ad oltre l’80% degli olivicoltori.
«In questo l'olivicoltura del Garda è molto più simile ad altri settori – prosegue la presidente Turri - ad esempio al comparto del vino, dove spesso le produzioni più blasonate provengono da piccole particelle di territorio, come nel caso della menzione “Vigna” per l’Amarone della Valpolicella DOCG o “Rive” nel Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene DOCG. Ma, se nel settore enologico i sostegni vengono erogati anche a chi possiede piccolissimi appezzamenti di vigneto, salvaguardando così produzioni storiche e di nicchia, non altrettanto avviene per la filiera olivicola-olearia; anzi, come sottolineato nel Decreto, il Ministero preferisce dare priorità agli investimenti nelle aree di maggiore superficie e caratterizzate da una grande densità. Purtroppo, questo significa non tenere conto della particolarità del nostro territorio, la cui morfologia non consente l'ampliamento degli uliveti».
Ma è proprio la conformazione territoriale, tra le montagne e il lago, a garantire l'altissima qualità del prodotto (oggi l'olio Garda DOP è tra le prime dieci DOP olivicole d'Italia) e a disegnare i confini degli oliveti, con la conseguente parcellizzazione delle produzioni: basti pensare che la superficie totale iscritta alla denominazione è di 793 ha, distribuita tra 549 olivicoltori. «Paradossalmente, è proprio questa particolare struttura geografica ad escluderci dai sostegni economici destinati alla filiera di cui facciamo parte» chiosa la presidente.
Un problema di non facile soluzione, soprattutto perché l’olivicoltura gardesana è già duramente provata dalle difficili campagne di raccolta 2019 e 2021, in cui la produzione di olio Garda DOP è stata praticamente azzerata.
«Viviamo una situazione di totale incertezza – prosegue Turri - che i soci del nostro consorzio non potranno sostenere a lungo senza aiuti economici, causando il definitivo abbandono degli oliveti».
Abbandono che, oltre ad implicare la perdita di un prodotto a Denominazione di Origine Protetta tra i più preziosi del Paese, si tradurrebbe anche in un gravissimo danno al patrimonio paesaggistico del Garda, di cui l'olivo è una delle piante più rappresentative e identitarie.
Perché è proprio la suddivisione della superficie produttiva in tanti piccoli oliveti, curati “maniacalmente” come giardini e non come aree agricole, ad aver reso le sponde del Garda ciò che oggi il mondo conosce: la “Riviera degli ulivi” dove, sulle “terrazze” affacciate sul Lago, nasce da secoli un prodotto di altissima qualità, celebrato già a partire dal Medioevo.
«Come Consorzio di Tutela dell'olio Garda DOP, auspichiamo che questo nostro grido di aiuto sia ascoltato da chi potrà trovare soluzioni e risorse da destinare al sostegno dei nostri olivicoltori che coltivano e proteggono gli olivi del Garda, nonostante un risultato economico sempre meno soddisfacente. – conclude la presidente Turri - L'alternativa sarà la scomparsa dell’olivicoltura gardesana e, con essa, la perdita di un patrimonio di cultura, storia, tradizioni, valori e biodiversità di cui noi produttori siamo, oramai, gli ultimi custodi».