Ledro, un allevamento di cervi nell’oasi verde della Val Concei
Il Servizio Faunistico ha autorizzato l’azienda agricola «La Genziana» della famiglia Sartori ad avviare il progetto finalizzato non alla vendita di carne ma alla realizzazione di un’area didattico-ricreativa, nel pieno rispetto degli otto capi che vivranno allo stato brado in un ettaro di terreno
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LEDRO. È un periodo complesso per gli allevatori trentini, immersi tra l'incudine dei costi elevati e il martello delle predazioni da parte di plantigradi e lupi. Se gli spiragli risolutivi tardano ad arrivare, la caparbietà di alcuni protagonisti consente di creare nuovi barlumi con cui proseguire il futuro della vita in quota.
Così ha fatto Stefania Sartori, contitolare dell'azienda agricola «La Genziana» di Ledro (a trazione familiare), proponendo al Servizio faunistico della Provincia autonoma di Trento un progetto del tutto particolare: realizzare un'oasi didattico-ricreativa grazie a un gruppo di otto cervi che vivranno nel polmone verde di Concei allo stato brado. Alla richiesta, avanzata il 4 luglio, ha fatto seguito la risposta del dirigente Sergio Tonolli che ha concesso l'autorizzazione alla detenzione di alcuni esemplari di Cervus Elaphus (cervo nobile) - rilascio ai sensi dell'art. 36 della legge provinciale n. 24 del 9 dicembre 1991.
«Si autorizza la signora Sartori a detenere, in località Buscavei di Enguiso, un numero massimo di otto capi adulto di Cervus elaphus - si legge nella determina - numero che potrà essere superato dai nuovi nati che saranno detenuti solo per il tempo necessario allo svezzamento, non oltre il 30 aprile dell'anno successivo alla nascita». Alla base del sì tali considerazioni: «La detenzione a fini amatoriali della medesima, nei quantitativi richiesti, non determina rischi per la sicurezza, la salute e l'incolumità pubblica, né può produrre effetti pregiudizievoli per la tutela della fauna autoctona».
Una doverosa precisazione circa lo “scopo alimentare”, precisato dalla determina provinciale. Per quanto concerne gli aspetti normativi e gestionali dell'allevamento, a ciascuno spazio corrisponde un numero preciso di animali: la famiglia Sartori potrà tenere otto capi adulti tra cui alcune femmine che, com'è ovvio che sia, vivranno anche il periodo di gestazione. In virtù di questo, negli anni verrà prelevato qualche esemplare ma non vi sarà alcuna vendita di carne di cervo: l'obiettivo è ricreativo ed educativo, si avvicina alla fattoria, nessuna moria di cervi. Mentre le mucche respirano l'aria di malga Saval, il progetto dedicato ai re della foresta è avviato: abbiamo quindi rivolto alcune domande a Stefania Sartori.
Stefania, di cosa si occupa la vostra azienda agricola?
«Ci dedichiamo all'agricoltura di montagna in generale e alleviamo bovini. Negli ultimi tempi il focus è stato posto sulle piante selvatiche e officinali per la produzione di prodotti locali. I principi ispiratori sono quelli legati alla valorizzazione del territorio e della sua storia».
Quando e in che modo è maturata l'idea di allevare dei cervi?
«I cervi son sempre stati nel nostro cassetto dei desideri, negli ultimi anni abbiamo avuto la possibilità di visitare alcune aree faunistiche in Trentino e ciò ci ha spronato a sviluppare questa impresa».
Cosa lo distingue, nella pratica, dall'allevamento di bovini?
«Le due specie sono assai differenti, i cervi sono animali selvatici. Inoltre, parlare di allevamento può essere fuorviante e fare pensare agli allevamenti volti alla produzione di grandi quantità. In questo caso si tratta di otto animali custoditi allo stato brado in un habitat idoneo. Saranno due recinti che insieme fanno un ettaro di terreno. Dal punto di vista strutturale non c'è bisogno di grandi modifiche, la gestione comporta accorgimenti specifici che rendono tutto ancora più entusiasmante».
Vi sono vantaggi in un territorio come Ledro?
«La Val Concei è l'ideale, in perfetta sintonia con lo spirito di questo progetto che è volto a risaltare il rapporto con la natura e il mondo dell'outdoor, favorendo la consapevolezza del nostro ruolo nell'ambiente».
In che modo si concretizzerà la detenzione a scopo alimentare?
«L'obiettivo è quello di creare un'attrattiva che poggi su un interesse didattico-ricreativo e allietare le famiglie e i bambini che abitano il territorio, quanto gli ospiti di Ledro. Non venderemo carne».
Essendo allevatori attivi in alpeggio, come state vivendo la presenza dei plantigradi? Vi spaventa che possano essere attirati dai cervi?
«Certamente. I grandi carnivori, non solo i plantigradi, da sempre preoccupano chi si occupa di allevamento. Nello specifico, la recinzione installata con le prescrizioni tecniche della Provincia dovrebbe consentire una gestione sicura degli esemplari. Inizieremo da questa disposizione con la speranza di non dovere, un domani, mettere in atto ulteriori opere di prevenzione per evitare incursioni così come, purtroppo, sta accadendo ad altri allevatori e apicoltori».
In attesa di seguire i passi di questa novità, una piccola nota di colore: avete tirato a sorte per chi si occuperà dei piccoli Bambi?
«In primis saremo io e Marcella, mia sorella minore, a prenderci cura dei cervi. Non mancherà però, come sempre, il sostegno di tutta la nostra famiglia!».