Gli autonomisti bellunesi sperano in uno storico seggio
Sorpresa dal voto regionale in Veneto: risulta eletta in consiglio Alessandra Buzzo, esponente del movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard), che si è alleato con la candidata del centrosinistra Alessandra Moretti, in cambio di un impegno del Pd nazionale (e del governo) a varare presto una legge a favore dell'autogoverno nella provincia dolomitica: potrebbe risultare eletta a Venezia Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano di Cadore.
Sorpresa dal voto regionale in Veneto: risulta eletta in consiglio Alessandra Buzzo, esponente del movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard), che si è alleato con la candidata del centrosinistra Alessandra Moretti, in cambio di un impegno del Pd nazionale (e del governo) a varare presto una legge a favore dell'autogoverno nella provincia dolomitica.
Malgrado la sconfitta della Moretti, la performance della lista Veneto Civico che ospitava i tre candidati autonomisti bellunesi (c'erano anche l'agordino Danilo Marmolada e il feltrino Andrea Bona) ha assicurato al Bard uno storico seggio nel consiglio regionale, dove la vasta ma poco popolosa provincia montana (solo 210 mila abitanti su 5 milioni) conta solo due consiglieri su cinquanta. L'altro bellunese eletto sarebbe Giampaolo Bottacin (Lega), mentre rimarrebbe clamorosamente escluso il consigliere uscente Sergio Reolon (Pd) nonostante sia il primatista in fatto di preferenze (entrambi fra l'altro sono ex presidenti dell'ente provinciale).
Al momento, il dato ufficioso pubblicato dalla Regione Veneto attribuisce un seggio a Veneto Civico e il candidato eletto (con 822 preferenze) risulta appunto Alessandra Buzzo, che dal 2014, con il successo della lista Uniti per il bene comune, è sindaco di Santo Stefano di Cadore, paese dell'area nord-orientale del Bellunese, al confine con l'Austria.
Dal punto di vista numerico, l'analisi disaggregata del voto conferma che a Belluno il centrodestra fa più fatica rispetto alla media regionale: se Luca Zaia vince nel dato veneto con oltre il 50%, fra gli elettori dolomitici si ferma al 46,5%, peraltro con notevoli oscillazioni anche interne a questa zona, con Cortina d'Ampezzo che si conferma la vallata più a destra premiando con il 63,9% il governatore leghista uscente; viceversa, nel capoluogo Belluno la forbice fra i due principali schieramenti si assotiglia fino a un 41,3% contro 33,7% del centrosinistra che però alle Europee di un anno fa era su ben altri livelli, con il partito democratico che da solo ottenne il 47,9%, la lista Tsipras quasi al 5% e la Svp appena sotto il 4% (mentre il dato provinciale vedeva il Pd al 39% e la Svp al 9,6% in forza dell'accordo con il Bard che ha contribuito alla rielezione dell'europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann).
Per tornare al voto di ieri e al dato del movimento autonomista, a sostegno del quale si erano spesi con «missioni bellunesi» anche il presidente trentino Ugo rossi e il suo predecessore Lorenzo Dellai, è significativo notare che la lista Veneto Civico nella provincia alpina schizza al 4% dei consensi contro l'1,5% della media regionale. Un dato che peraltro paga evidentemente la penalizzazione della forma ibrida di questa prima discesa in campo diretta del movimento Bard in una competizione elettorale, senza poter schierare una propria lista, a causa delle complicazioni rappresentate dall'obbligo di legge della raccolta di firme e della relativa presenza sulle schede in almeno cinque province: impossibile, facevano notare i protagonisti alla vigilia del voto, per chi è radicato in un solo territorio, fra l'altro così diverso e marginale rispetto al resto (da qui la semplice presenza di tre candidati in una delle compagini collegate alla Moretti).
Va da sé che la presenza a Venezia di una voce diretta del movimento autonomista, una realtà di base molto radicata nelle valli e animata dal volontariato, rappresenterà un'ulteriore spina nel fianco per il governo veneto, finora recalcitrante nell'applicare la stessa normativa regionale che da quasi un anno prevede per Belluno una regime differenziato, con l'assunzione delle competenze in una lunga serie di materie importanti.