Stufe a legna e inquinamento A Belluno un progetto per la combustione "sana"

di Zenone Sovilla

Nelle zone di montagna le stufe a legna, cui moltissimi sono legati anche "emotivamente", rappresentano purtroppo pure un fattore di inquinamento; ma il loro impatto sulla qualità dell'aria può sensibilmente diminuire se la combustione avviene secondo alcuni criteri di efficienza e sicurezza.

Su questo fronte, come è stato spiegato ieri ai mass media locali, si impegna ora specificamente la Provincia di Belluno, nel ruolo di ente capofila del progetto europeo "Life Reduce".

L'obiettivo, in particolare, è abbattere le emissioni di benzoapirene, idrocarburo cancerogeno che nel caso dell'area bellunese deriva quasi esclusivamente proprio dalle stufe a legna, come ha spiegato alla stampa Simone Deola, delegato all'ambiente della Provincia.

L'esponente dell'ente pubblico ha quindi evidenziato la necessità di promuovere nella popolazione sia le conoscenze sull'utilizzo corretto delle stufe sia sulle modalità di manutenzione delle medesime e delle canne fumarie. 

Insomma, nessuna criminalizzazione delle stube o stufe a legna, tanto amate anche dai bellunes; anzi, si prepara anche un nuovo piano sulla filiera del legno, per valorizzare il patrimonio boschivo e favorire il rifornimento di legna stagionata.

In questo scenario si rafforza l'impegno a diffondere informazioni su questa materia e a incrementare le rilevazioni sulla dinamica delle emissioni in atmosfera.

In programma, dunque, una serie di iniziative, con l'obiettivo di favorire l'impiego di stufe efficienti e quindi di evitare le combustioni più inquinanti.

Queste ultime, peraltro, derivano anche dalla consuetudine nelle vallate di bruciare all'aperto sterpaglie (anche verdi e umide): in questo caso la Provincia ha proposto ai comuni bellunesi un modello di ordinanzache vieta queste prassi, mentre lavora per rafforzare il servizio di ritiro a domicilio delle ramaglie.

Procede, infine, il progetto “Carbon neutral”, proposto alla Provincia da Fridays for Future, Scuole in rete per un mondo di solidarietà e pace e Consulta bellunese degli studenti.

Si tratta di un percorso, svolto in convenzione con l’Università di Siena, che dovrebbe portare alla certificazione della provincia dolomitica come prima area alpina a "zero emissioni" di anidride carbonica. Ciò, in virtù di un'analisi delle fonti locali di Co2 (traffico, industrie, riscaldamento) associata allo studio delle capacità di assorbimento delle vaste foreste bellunesi.

Il saldo, dunque, ai fini dell'impato sull'effetto serra e sui cambiamenti climatici - stando alle previsioni - dovrebbe infatti rivelarsi zero per questa fascia delle Alpi.

Il marchio "Carbon neutral", che profilerebbe significativamente un territorio, al momento in Italia è detenuto solo dalla provincia di Siena.

 

comments powered by Disqus